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Brescia, c’è la grande moschea. Finanziata con i soldi di chi appoggia l’Isis

by Nicola Mattei
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moschea bresciaBrescia, 14 mar – La Leonessa d’Italia come Bruxelles, la Fiera cittadina come la Grande Moschea della capitale belga e i soldi, manco a dirlo, in arrivo da chi non ha mai fatto mistero di finanziare i fondamentalisti islamici. Succede a Brescia, città che vanta una massiccia presenza di musulmani e si candida ad ospitare la costruzione di una moschea da 10mila mq di superficie.

Attualmente sono due i centri islamici in città, senza contare quelli esistenti ma irregolari. E’ a questo pro che la locale comunità ha chiesto l’autorizzazione a costruire una moschea, in zona Fiera nei pressi di una vecchia cascina oggi abbandonata, per risolvere problemi soprattutto di natura logistica per i fedeli. A far discutere, al di là delle questioni urbanistiche, è però la provenienza del denaro per la sua realizzazione. I soldi, infatti, sono già stati promessi dal Qatar, attraverso il fondo sovrano Qatar Foundation, che ha in mente analoghi investimenti in tutta Europa, Italia compresa.

Emissari del fondo erano già stati ‘avvistati’ a Brescia l’anno scorso, con niente meno che Hamad Ben Salman Althani, cugino dell’emiro del Qatar, arrivato in Lombardia promettendo finanziamenti per la costruzione di strutture religiose. Una pioggia di euro destinata anche alle istituzioni, dato che il fondo promette di investire parimenti in centri islamici e contributi per l’urbanizzazione. Si parla di milioni di euro da spartirsi, una somma non indifferente per bilanci pubblici sempre traballanti.

A che prezzo, però? Non sono un mistero i legami più che chiacchierati fra il Qatar e la nascita e crescita dell’Isis in Iraq e Siria, circostanza più volte denunciata da molte parti e che Doha non ha mai fatto troppo per smentire. Analogo discorso per quanto riguarda l’Arabia Saudita, che già da anni fa pratica in avventure analoghe (dal finanziamento di moschee sul suolo europeo al sostegno dell’Isis), come ad esempio in Belgio, patria di numerosi foreign fighters formatisi in quel calderone multietnico che ha visto Riyad aprire generosamente i cordoni della borsa per sostenere le attività dei fedeli locali.

“Avremmo più sicurezza e solo Imam formati e certificati. La soluzione è questa, l’integrazione si costruisce in questo modo” assicura Jamel Hemmadi, presidente del centro culturale di via Corsico. Con gli stessi soldi di chi ha sponsorizzato i tagliagole dello Stato Islamico?

Nicola Mattei

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