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Cambia di sesso a 3 anni, follia gender in Gran Bretagna

by La Redazione
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dannytransRoma, 8 dic – Operarsi e diventare transgender a tre anni. E’ la storia dello scozzese Daniel McFayden, il più giovane cambio di sesso d’Europa. Una storia risalente a circa tre anni fa ma che viene agli onori delle cronache solo in questi giorni, una storia con più di un particolare inquietante, a cominciare dalla motivazione che ha portato i genitori, in particolare la madre Kerry McFadyen, a prendere questa tormentata decisione, quando trovarono il figlio di tre anni intento a tagliarsi il pene con delle forbici. Questo accadeva tre anni fa a Strathspey in Scozia, quando Daniel non era ancora diventato Danni, ma già dimostrava di non trovarsi a suo agio in quel corpo maschile. I dottori gli diagnosticarono la “Disforia di genere” (una vera e propria patologia, che oggi gli alfieri della cultura gender vogliono far passare come una libera scelta, ndr) e i genitori decisero di farlo operare. Daniel, che ha altri quattro fratelli,  non si era mai trovato a suo agio nel corpo di un bambino, sostenendo, nonostante la giovanissima età, di “avere la testa di una femmina“, fatto che lo portava a giocare con le sue sorelle piuttosto che con i suoi fratelli.

La ricerca della felicità e la paura di crescere una persona esclusa dal contesto sociale hanno influito nella scelta della madre: “La mia preoccupazione più grande era quella di lasciar diventare mio figlio vittima di bullismo una volta uscito dal nido di casa, ma alla fine abbiamo deciso di far essere Daniel ciò che davvero desiderava essere. E lui vuole essere una ragazza a tutti i costi”, ha spiegato Kerry McFayden. Ovviamente nell’era dei diritti per tutti e dei social network l’episodio di Daniel/Danni non poteva non diventare oggetto di una campagna di sensibilizzazione. Su Facebook infatti è attiva una pagina in cui i genitori del “trans più giovane d’Europa” raccontano la propria storia e invitano altri genitori che vivono una situazione simile ad uscire fuori e di condividere le loro esperienze. “Ci sentivamo persi quando abbiamo avuto la notizia del disturbo dell’identità di genere di nostro figlio – spiegano i genitori – ma con il giusto supporto tutte le famiglie possono farcela a sostenere i propri figli”.

L’approccio sembra quello di chi appunto parla di un percorso per guarire da una malattia, quasi che il proprio figlio fosse disabile o affetto da qualche patologia. Questione che posta in questi termini cozza non poco con la propaganda che viviamo nella nostra società, quella dei programmi di Real Time come “Vite divergenti“, in cui la questione della “disforia di genere” viene trattata non come una malattia, ma semplicemente come un problema individuale di coraggio e libertà di “essere se stessi”, di diritti negati in campo sociale. Parlare di patologia, come fanno i McFayden, risulterebbe quasi offensivo, un po’ come Checco Zalone quando canta “Gli uomini sessuali” in Cado dalle nubi. Ma a prescindere, sia che si parli di malattia o libera scelta, pensare un mondo con bambini di tre anni che cambiano sesso mette qualche brivido. Per quanto riguarda Danni, che oggi ha sei anni, la strada verso il cambio totale di sesso è ancora lunga.

I medici hanno detto ai genitori di poter dare al figlio farmaci per posticipare la pubertà, insieme ad altri trattamenti ormonali, che possano prepararlo/a a subire un intervento chirurgico di riallineamento di genere una volta compiuti 18 anni. Intanto, anche la scuola di Danni si è mobilitata per rendere questo periodo di transizione il meno difficile possibile, installando nella struttura toilette unisex per non discriminarla/o. Il principio dell’autodistruzione: se qualche differenza crea problema la cancelliamo, un mondo indifferenziato e omologato in tutto e per tutto sarà senza dubbio un posto migliore. E’ l’ideologia gender che ce lo chiede.

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