Roma, 17 dic – Dopo l’ennesimo schiaffo dell’India all’Italia, motivato dalle solite e arcinote motivazioni economiche, la questione dei due marò provoca ora un risibile scatto d’orgoglio completamente fuori tempo massimo delle autorità italiane.
Giorgio Napolitano, per esempio, si è detto “fortemente contrariato dalle notizie giunte da Nuova Delhi circa gli ultimi negativi sviluppi della vicenda dei marò”, annunciando che “resterà in stretto contatto con il governo e seguirà con attenzione gli orientamenti che si determineranno in Parlamento”. Mentre il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, solo in serata ha parlato di “irritazione” dell’esecutivo italiano.
Ma la posizione più articolata viene espressa dal ministro Roberta Pinotti, che a Porta a Porta ha avvertito: “Massimiliano Latorre si deve curare qui in Italia, ce lo stanno dicendo i medici e non vedo quindi come possa tornare in India. Noi non ci muoviamo da questa posizione”. La decisione della Corte Suprema indiana “è stata una doccia gelata – ha aggiunto il ministro -, una decisione incomprensibile che non riesco a spiegarmi. Questa situazione va risolta e l’Italia non può fare altro che reagire. Anche da un punto di vista umanitario la nostra richiesta doveva essere accettata. Stiamo seguendo con il ministro degli Esteri e con il presidente del Consiglio questa questione e faremo un punto politico domani mattina in Parlamento”.
E ancora, al coro si aggiunge Federica Mogherini, Alto rappresentante della Politica estera della Ue, secondo la quale la questione dei due marò italiani, ancora irrisolta “dopo tre anni”, può avere “un impatto sulle relazioni complessive tra India e Ue. L’Unione Europea – aggiunge – continuerà a seguire la questione, in contatto con il governo italiano, e reitera la richiesta di una rapida soluzione”.
Chiacchiere che sanno di bluff: tutti parlano della questione come se dipendesse da qualcun altro e non da loro stessi un impegno concreto, fattivo, efficace dell’Italia per riportare a casa i due soldati e per tutelare l’onorabilità della nazione.
Il silenzio stampa di fatto imposto sulla vicenda dalle autorità con la scusa di “lasciarli lavorare” risulta oggi ancora più irritante, dato che il risultato di tale lavoro è questo: muso duro indiano sui marò, nostri interessi economici non tutelati e figura mondiale da paese di Pulcinella. Il Corriere della Sera sottolinea come probabilmente la vicenda sia frutto di un fallimento della nostra intelligence, a cui presumibilmente sono stati lasciati i contatti con la controparte indiana. Può darsi, ma il fallimento resta comunque tutto politico. E ora gli stessi politici che hanno prodotto questo capolavoro non devono indignarsi. Devono chiedere scusa e andare a casa.
Adriano Scianca