Roma, 13 mar – Amine Aassoul, detto Aziz, il marocchino che in preda ai fumi dell’alcol si è reso responsabile del ferimento ed uccisione del giovane ternano David Raggi, non doveva nemmeno essere in Italia. Com’è noto, infatti, era stato espulso nel 2007.
Giunto in Italia per riunirsi alla madre, che ha sposato un italiano, risiedeva all’epoca nelle Marche. Condannato per una serie di furti, gli fu revocato il permesso di soggiorno e, in virtù della sua pericolosità, fu oggetto non solo di un decreto di espulsione -che il più delle volte, per non dire sempre, è un provvedimento amministrativo che rimane sulla carta- ma fu fisicamente riaccompagnato al paese d’origine.
Nel 2014 il nuovo capitolo della storia. Amine rientra in Italia mescolandosi fra i disperati che scelgono la rotta del mare. E arriva a Lampedusa, dove richiede asilo politico. Una pratica ormai comune, ma che raramente dà i frutti sperati. In genere, solo una domanda su dieci viene accettata. Quella del marocchino non rientra fra queste: l’asilo gli è negato. Nel frattempo raggiunge Terni, dove risiede attualmente la madre.
La polizia del capoluogo di provincia umbro lo aveva fermato una sola volta, notificandogli il respingimento della domanda di asilo. Il marocchino aveva però fatto ricorso al tribunale competente, quello di Caltanissetta, ed era in attesa del pronunciamento. Almeno fino a ieri notte.
Filippo Burla
5 comments
[…] tirate a bordo non c’è limite al peggio – basti ricordare tra i tanti l’assurdo omicidio del ventisettenne ternano David Raggi lo scorso marzo ad opera di un marocchino ubriaco (già espulso nel 2007 e rientrato su una […]
[…] Proprio l’uccisione del ragazzo ternano avvenuta nel marzo del 2015, se confrontata con l’omicidio di Fermo, rappresenta perfettamente i due pesi e i due misure operati da stampa e governo in questi casi. Per David Raggi non ci furono aperture di telegiornali, non si scomodarono Renzi e Alfano che a Terni non si recarono mai. Anzi, la famiglia di Raggi citò anche in giudizio il premier e il ministro dell’Interno, a causa di un mandato di espulsione mai diventato realtà. Perché ad uccidere Emmanuel Namdi è stato il razzismo, ma ad uccidere David Raggi non è stata l’immigrazione. Perché la vera strumentalizzazione è quella del pensiero unico dell’accoglienza a tutti i costi, non certo quella di qualche giornale di secondo piano o di qualche “leader populista” che tenta invano di difendere gli italiani. La realtà è che Fermo è più importante di Terni, e che la vita di un richiedente asilo vale più di quella di un nostro connazionale. […]
[…] Proprio l’uccisione del ragazzo ternano avvenuta nel marzo del 2015, se confrontata con l’omicidio di Fermo, rappresenta perfettamente i due pesi e i due misure operati da stampa e governo in questi casi. Per David Raggi non ci furono aperture di telegiornali, non si scomodarono Renzi e Alfano che a Terni non si recarono mai. Anzi, la famiglia di Raggi citò anche in giudizio il premier e il ministro dell’Interno, a causa di un mandato di espulsione mai diventato realtà. Perché ad uccidere Emmanuel Namdi è stato il razzismo, ma ad uccidere David Raggi non è stata l’immigrazione. Perché la vera strumentalizzazione è quella del pensiero unico dell’accoglienza a tutti i costi, non certo quella di qualche giornale di secondo piano o di qualche “leader populista” che tenta invano di difendere gli italiani. La realtà è che Fermo è più importante di Terni, e che la vita di un richiedente asilo vale più di quella di un nostro connazionale. […]
[…] Proprio l’uccisione del ragazzo ternano avvenuta nel marzo del 2015, se confrontata con l’omicidio di Fermo, rappresenta perfettamente i due pesi e i due misure operati da stampa e governo in questi casi. Per David Raggi non ci furono aperture di telegiornali, non si scomodarono Renzi e Alfano che a Terni non si recarono mai. Anzi, la famiglia di Raggi citò anche in giudizio il premier e il ministro dell’Interno, a causa di un mandato di espulsione mai diventato realtà. Perché ad uccidere Emmanuel Namdi è stato il razzismo, ma ad uccidere David Raggi non è stata l’immigrazione. Perché la vera strumentalizzazione è quella del pensiero unico dell’accoglienza a tutti i costi, non certo quella di qualche giornale di secondo piano o di qualche “leader populista” che tenta invano di difendere gli italiani. La realtà è che Fermo è più importante di Terni, e che la vita di un richiedente asilo vale più di quella di un nostro connazionale. […]
[…] Proprio l’uccisione del ragazzo ternano avvenuta nel marzo del 2015, se confrontata con l’omicidio di Fermo, rappresenta perfettamente i due pesi e i due misure operati da stampa e governo in questi casi. Per David Raggi non ci furono aperture di telegiornali, non si scomodarono Renzi e Alfano che a Terni non si recarono mai. Anzi, la famiglia di Raggi citò anche in giudizio il premier e il ministro dell’Interno, a causa di un mandato di espulsione mai diventato realtà. Perché ad uccidere Emmanuel Namdi è stato il razzismo, ma ad uccidere David Raggi non è stata l’immigrazione. Perché la vera strumentalizzazione è quella del pensiero unico dell’accoglienza a tutti i costi, non certo quella di qualche giornale di secondo piano o di qualche “leader populista” che tenta invano di difendere gli italiani. La realtà è che Fermo è più importante di Terni, e che la vita di un richiedente asilo vale più di quella di un nostro connazionale. […]