Roma, 11 feb – Alberto Forchielli, imprenditore e fondatore di Mandarin Capital Partners, spesso presente in televisione, ha rilasciato una intervista a La Verità ieri, lasciando intendere che il futuro dell’economia mondiale e cinese sarà disastroso a causa degli effetti del coronavirus.
Forchielli: “Cina paralizzata”
Già a fine gennaio Forchielli aveva dichiarato al Tg4 che il coronavirus avrebbe spaventato i mercati finanziari, con una ricaduta sull’economia globale. Il coronavirus impatterebbe fortemente sui consumi cinesi che rappresentano il 60% del Pil. Il il Pil cinese, inoltre, è il più importante al mondo; una contrazione dei consumi cinesi avrà senza dubbio un effetto negativo.”In Cina la gente non va più al ristorante, non viaggia più né all’interno né all’esterno e non va più a comprare, insomma è ovvio” dichiara Forchielli.
“Pechino si è mosso in ritardo”
Su una cosa non ha dubbi l’imprenditore: ovvero sul fatto che il governo di Pechino si è mosso tremendamente in ritardo. I primi casi di coronavirus si sono registrati ai primi di dicembre, ma fino al capodanno cinese nessuno in Cina ne ha parlato. “Hanno spostato milioni di persone” afferma Forchielli “cose mai viste. La situazione è sfuggita di mano, alimentando anche la sinofobia, la psicosi del cinese” dice nell’intervista.
“Ottantamila contagiati”
Secondo Forchielli, che ha numerosi uffici in Cina con i quali non riesce nemmeno più a parlare a causa del blocco e della quarantena, ci sarebbe un dato preoccupante: “La verità è che siamo intorno agli 80 mila contagiati. Ci sono anche delle difficoltà tecniche che impediscono di fare il conto correttamente”. E le sue previsioni non sono rosee sulla durata dell’emergenza, smentendo la tesi che vedrebbe arrivare il picco verso la fine di marzo: “Dico che andremo avanti almeno fino all’estate. Sempre se non sopravvengono brutte notizie”. Forchielli parla anche delle ripercussioni economiche che saranno disastrose: “I mercati degli animali vivi, da dove è partito tutto, sono l’essenza della struttura agricola cinese. Un po’ come quando, 70 anni fa, i contadini italiani che avevano 4 polli, ne portavano 2 al mercato. E lì che la campagna arretrata incontra la città moderna. Ed è lì che nascono le infezioni“.
Il danno alla credibilità cinese
E a questo non si può rimediare, dato che non si può impedire ai cinesi di andare al mercato. “Cosa fai, seghi le gambe a 500 milioni di contadini, che vivono su 100 milioni di ettari?” dice Forchielli. “Dove li metti? Si prospetterebbe anche un enorme problema sociale”. Secondo l’imprenditore, il danno all’economia cinese sarà enorme nel breve periodo, arrivando a un calo addirittura del 10% di Pil. E se l’emergenza durerà circa sei mesi, – come crede – ci sarà una ripartenza. Ma il coronavirus lascerà comunque un segno indelebile: quello colpo mortale all’immagine dell’efficienza cinese. “Pechino si sta presentando al mondo come esportatore di malattie, con gravissimi problemi ambientali e agricoli. Questa sì che è una ferita permanente“, chiosa.
Emanuele Fusi
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