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Coronavirus, voli cancellati: l’aeroporto di Fiumicino è deserto

by Alessandro Boccia
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Fiumicino, deserto

Roma, 29 mar – Lo scalo aeroportuale di Fiumicino, in questi giorni, assomiglia a tutti gli effetti a un desolante paesaggio lunare. A causa dell’epidemia di coronavirus, infatti, l’aeroporto sta operando al 10% delle sue capacità, mantenendo aperto solamente il Terminal 3. L’inizio della lenta agonia, chiaramente, è datata ai primi di marzo, quando l’emergenza sanitaria ha portato alle prime limitazioni degli spostamenti.

Crollo del 90%

In una nota l’ufficio stampa di Aeroporti di Roma, società del gruppo Atlantia, di proprietà della famiglia Benetton, che gestisce gli scali di Fiumicino e Ciampino (al momento chiuso), ha precisato: «Nell’ultima settimana, che si chiude al 15 marzo, il traffico passeggeri negli aeroporti di Roma è calato dell’81,1% rispetto alla stessa settimana dell’anno precedente».

Il dato chiaramente spaventa al punto da diventare quasi terrificante se si tiene conto del fatto che lo scorso venerdì 20 marzo, presso il Leonardo da Vinci, sono stati contati circa 200 movimenti fra decolli e atterraggi per un transito di 10mila persone. Numeri totalmente diversi, neanche a dirlo, rispetto a quelli dello scorso anno quando i movimenti giornalieri si aggiravano tra i 1.000 e i 1.100 voli che trasportavano quotidianamente 100mila passeggeri. Facendo una stima, quindi, i viaggi sono scesi dell’80% e i passeggeri addirittura del 90%.

A Fiumicino rimane solo Alitalia

Sulle piste di decollo e di atterraggio si possono scorgere solo velivoli di Alitalia: l’unica compagnia a non aver abbandonato lo scalo di Fiumicino. A causa dell’emergenza la compagnia di bandiera è, praticamente, la sola ad offrire il servizio di aerotrasporto effettuando più o meno il 70-80% di tutti i voli.

In un quadro, già di per sé desolante, si inserisce anche l’avvio della cassa integrazione per i dipendenti di Aeroporti di Roma, la quale durerà fino al prossimo dicembre e coinvolgerà 3mila dipendenti, più del 90% della forza lavoro. Il taglio dello stipendio sarà in media del 25% e si è calcolato che, su 21 giorni lavorativi al mese, a Fiumicino si lavorerà soltanto 10 giorni.

La crisi, oltretutto, mina tutte le attività di contorno all’aeroporto come negozi, edicole, bar, tavole calde. Naturale quindi che lo stato d’animo di chi lavora presso lo scalo aeroportuale non sia dei migliori e lo sguardo rassegnato di una barista, che lavora al piano terra del Terminal 3, ne è la prova evidente: «Da quando ho iniziato il turno stamattina all’alba, non ho visto più di 50 persone transitare davanti al bar. Solamente 3 persone hanno preso una consumazione». E, com’era da aspettarselo, gli affari non vanno bene nemmeno ai tassisti: pochi viaggiatori, pochi clienti anche per loro.

Anche Alitalia ha dovuto ricorrere alla cassa integrazione straordinaria. Infatti ai 3.960 dipendenti già dispensati dal lavoro fino al 31 ottobre, la compagnia ha dovuto aggiungere altri 2.900 proprio per far fronte all’epidemia di Covid-19.

Alessandro Boccia

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