Appena insediato il governo Meloni, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha subito cercato di mettere un freno all’immigrazione clandestina di massa verso i porti italiani. I primi provvedimenti mirano a fermare le navi delle Ong che – come reso noto anche da un recente documento di Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) – creano l’effetto di attrazione (pull factor) davanti alle coste libiche.
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di dicembre 2022
Il rapporto dell’Agenzia europea sottolinea che «i migranti che arrivano dalla Libia dichiarano costantemente» di aver verificato, prima della partenza, la presenza delle Ong nell’area, spiegando che «in assenza delle navi delle Ong nel Mediterraneo, molti rifiutano di partire».
Pirateria umanitaria?
Al momento, le Ong che operano davanti alla Libia sono 12 e dispongono di 17 navi: di queste, date le dimensioni, almeno sette possono essere definite veri e propri traghetti. Le Ong beneficiano anche del supporto dal cielo grazie a 5 aerei. Otto navi battono bandiera tedesca, tre navi bandiera spagnola, due quella norvegese, altre due quella britannica, una quella italiana e una quella panamense.
Delle 17 navi delle Ong, solo due sono registrate presso il registro Organizzazione marittima internazionale (Imo) come «navi da ricerca e salvataggio»: la Geo Barents di Medici senza frontiere e la Open arms dell’omonima associazione spagnola. Le altre navi sono registrate come cargo, rimorchiatori e pescherecci. Ben cinque imbarcazioni non compaiono nei registri Imo.
Abbiamo chiesto all’ammiraglio Nicola De Felice, autore del libro Fermare l’invasione edito da Herald, se le 15 navi delle Ong non registrate come «navi da ricerca e salvataggio» sono autorizzate a compiere sistematicamente operazioni di ricerca e salvataggio: «Assolutamente no, non hanno i requisiti tecnici e di sicurezza richiesti per tale attività. Su questa inadeguatezza, le navi delle Ong sono state sanzionate e fermate più volte, anche per mesi, dalla nostra Capitaneria di porto».
I finanziatori delle Ong
Fondata a Marsiglia nel 2015 dal presidente di una delle più importanti lobby del settore marittimo, la Ong franco-svizzera-tedesca Sos Méditerranée ora pattuglia le coste libiche a bordo della nave Ocean Viking battente bandiera norvegese. Tra i finanziatori dell’organizzazione, nel 2021, si rintracciano tre fondazioni riconducibili allo speculatore George Soros, ovvero Avaaz, Oak foundation e Médecins du monde. Sos Méditerranée beneficia anche delle erogazioni pubbliche provenienti da diversi dipartimenti, Regioni e Comuni francesi, come il Département de Loire-Atlantique, la Bretagna, Parigi e Marsiglia. Nel 2021, la Ong ha raccolto più di 10 milioni di euro per traghettare clandestini dalla Libia ai porti italiani. Medici senza frontiere è tornata nel Mediterraneo con la nave Geo Barents nel 2021, dopo una pausa di tre anni dovuta al processo in corso a Trapani per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che vede coinvolti diversi membri della Ong. La sede dell’organizzazione è a Ginevra, in Svizzera. Lo scorso anno, Medici senza frontiere ha raccolto quasi 2 miliardi di dollari. Nel 2021, la Ong ha speso 6,6 milioni di dollari per…