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Firenze, 2 ago – A chi ha vissuto direttamente il temporale che la sera di sabato 1 agosto si è abbattuto su Firenze probabilmente non sono sembrate esattamente due gocce d’acqua, anche perché all’intensità della pioggia si sono associati forti raffiche di vento e una violenta grandinata.
Eppure, la statistica parla chiaro: in base ai dati raccolti presso la stazione pluviometrica che ha registrato la massima pioggia (pluviometro “Firenze città”), e alle elaborazioni ufficiali prodotte dal Servizio Idrologico Regionale (Sir) – collaborazione tra Regione Toscana e Università di Firenze – liberamente disponibili online, la pioggia massima caduta in un’ora, cioè 43,4 millimetri tra le 19:15 e le 20:15, capita almeno una volta ogni circa 14 anni, che corrisponde alla probabilità che lo stesso evento avvenga in un determinato anno superiore al 7%.
Si è trattato, insomma, di un evento del tutto normale, come sono considerati nella pratica tecnica gli eventi con tempo di ritorno non superiore a 20 anni. Un evento al quale, in ogni caso, una grande città di valore mondiale come Firenze avrebbe dovuto essere più che preparata.
Invece la città che fu casa del genio ingegneristico di Leonardo da Vinci è precipitata dopo i primi minuti di acquazzone in un disastro vergognoso, evidente frutto dell’incuria, dell’incompetenza, della superficialità di una classe politica e amministrativa che non resiste alla minima prova dei fatti.
Si racconta di tombini chiusi, che non ricevevano, fogne che espellevano acqua a fiumi invece di smaltirla, si sono viste e filmate strade e grandi viali trasformati in fiumi impetuosi di acqua e ghiaccio, e insieme di rami, tronchi, motorini, e auto sepolte e distrutte, soprattutto nella zona sud della città acqua spesso mezzo metro sopra la base di portoni e saracinesche, e il solito Viale Belfiore, periodico teatro di disastro e specchio del fallimento di un’amministrazione tutta chiacchiere e buoni sentimenti, ridotto a un lago costellato di decine e decine di auto rovinate.
Nemmeno interessano i dettagli e le concause ti tanta vergogna, ché una sola buona ragione per cui le cose hanno funzionato vale mille volte più di dieci ragioni addotte per giustificare la catastrofe. La statistica sopra esposta parla da sola e non lascia spazio alle scuse. L’evento pluviometrico è stato del tutto normale e come tale da attendersi con inesorabile puntualità.
La catastrofe fiorentina non si ferma però agli allagamenti concentrati nella sua metà meridionale. Forti raffiche di vento – qualcuno parla di tornado, o tromba d’aria che è lo stesso, ma non si hanno evidenze che si sia davvero verificata – hanno divelto tegole e tetti poi precipitati sulle strade e sulle auto, troncato e sradicato innumerevoli alberi che a loro volta hanno travolto auto e motorini e interrotto numerose strade, distrutto allestimenti all’aperto di tanti esercizi pubblici, e danneggiato alcune case. Tutto questo non solo a Firenze ma, tra gli altri, anche nei comuni limitrofi di Scandicci, Bagno a Ripoli e Pontassieve.
Probabilmente, non si è trattato di un tornado (che avrebbe prodotto effetti ben più gravi e limitati nello spazio) ma di semplici raffiche di vento, anche se molto intense, la cui combinazione con il carico della pioggia e della grandine ha prodotto gli effetti descritti.
Fulmini e allagamenti hanno compromesso la stazione principale dell’acquedotto dell’Anconella, lungo l’Arno, pregiudicando l’approvvigionamento idrico non solo in città – almeno fino alle 21 – ma a cascata fino alla vicina Prato.
Anche la corrente è saltata a singhiozzo, mentre il casello autostradale Firenze Sud della A1 è stato chiuso a causa della impraticabilità delle strade. I danni al Museo del Bargello e agli Uffizi, dovuti a infiltrazioni di acqua, pare siano solo di lieve entità.
Si sono registrati anche alcuni feriti, pare una quindicina, di cui uno gravissimo: un ragazzo che stava pescando nella zona dell’Anconella quando gli è caduto addosso un albero che lo ha centrato in pieno. Si era parlato di un disperso in Arno ma è stato fortunatamente ritrovato a casa.
https://youtu.be/ZRjI9NF_y5g
Tra le situazioni più drammatiche, quella della circolazione ferroviaria, particolarmente vivace sulle lunghe tratte in questo inizio di agosto e, per molti, delle vacanze.
“Ci sono 18 treni fermi sulla rete ferroviaria fiorentina a causa di un palo dell’alimentazione caduto” sostengono alla sala radio della protezione civile provinciale. La ferrovia è bloccata a Firenze, sia la linea direttissima verso Roma, sia la linea lenta, a causa di un guasto alla linea elettrica aerea, tra le stazioni di Campo di Marte e di Rovezzano. “I treni sono stati fatti tornare alle stazioni più vicine, tra Rovezzano e Campo di Marte, e nelle altre stazioni più vicine su tutta la linea” spiegano alle Ferrovie dello Stato. “Sono molto complessi e richiederanno l’intera notte gli interventi che i tecnici di RFI sono chiamati a svolgere per ripristinare l’infrastruttura – scrive Ferrovie in una nota – da qui la decisione di retrocedere a Roma Termini i treni impossibilitati a proseguire la loro corsa verso nord. È stata per questo allertata la Protezione Civile e tutte le strutture di assistenza di Trenitalia. Dieci dei 14 convogli che in queste ore stavano percorrendo la dorsale direzione Roma sono stati deviati lungo la linea tirrenica, via Firenze – Pisa – Grosseto, gli altri 4 saranno retrocessi a Milano”. Ovvia conseguenza, il caos nella principale stazione fiorentina di Santa Maria Novella ed enormi disagi per molte migliaia di passeggeri.
Se un temporale forte ma normalmente ricorrente è stato in grado di tagliare letteralmente in due l’Italia, interrompendo parzialmente la principale arteria autostradale e quasi completamente la principale tratta ferroviaria, evidentemente c’è qualcosa da ripensare in termini di manutenzione e protezione delle infrastrutture vitali e, naturalmente, di orientare le risorse verso la prevenzione piuttosto che la riparazione dei danni. Recuperando la strategia della grandi opere pubbliche che nei primi 70 anni del secolo scorso hanno trasformato l’Italia in una delle maggiori potenze economiche del mondo.
Per un aggiornamento costante della situazione a Firenze e dintorni è consigliabile seguire su Twitter #allertameteotos.
Francesco Meneguzzo
Firenze, 2 ago – A chi ha vissuto direttamente il temporale che la sera di sabato 1 agosto si è abbattuto su Firenze probabilmente non sono sembrate esattamente due gocce d’acqua, anche perché all’intensità della pioggia si sono associati forti raffiche di vento e una violenta grandinata.
Eppure, la statistica parla chiaro: in base ai dati raccolti presso la stazione pluviometrica che ha registrato la massima pioggia (pluviometro “Firenze città”), e alle elaborazioni ufficiali prodotte dal Servizio Idrologico Regionale (Sir) – collaborazione tra Regione Toscana e Università di Firenze – liberamente disponibili online, la pioggia massima caduta in un’ora, cioè 43,4 millimetri tra le 19:15 e le 20:15, capita almeno una volta ogni circa 14 anni, che corrisponde alla probabilità che lo stesso evento avvenga in un determinato anno superiore al 7%.
Si è trattato, insomma, di un evento del tutto normale, come sono considerati nella pratica tecnica gli eventi con tempo di ritorno non superiore a 20 anni. Un evento al quale, in ogni caso, una grande città di valore mondiale come Firenze avrebbe dovuto essere più che preparata.
Invece la città che fu casa del genio ingegneristico di Leonardo da Vinci è precipitata dopo i primi minuti di acquazzone in un disastro vergognoso, evidente frutto dell’incuria, dell’incompetenza, della superficialità di una classe politica e amministrativa che non resiste alla minima prova dei fatti.
Si racconta di tombini chiusi, che non ricevevano, fogne che espellevano acqua a fiumi invece di smaltirla, si sono viste e filmate strade e grandi viali trasformati in fiumi impetuosi di acqua e ghiaccio, e insieme di rami, tronchi, motorini, e auto sepolte e distrutte, soprattutto nella zona sud della città acqua spesso mezzo metro sopra la base di portoni e saracinesche, e il solito Viale Belfiore, periodico teatro di disastro e specchio del fallimento di un’amministrazione tutta chiacchiere e buoni sentimenti, ridotto a un lago costellato di decine e decine di auto rovinate.
Nemmeno interessano i dettagli e le concause ti tanta vergogna, ché una sola buona ragione per cui le cose hanno funzionato vale mille volte più di dieci ragioni addotte per giustificare la catastrofe. La statistica sopra esposta parla da sola e non lascia spazio alle scuse. L’evento pluviometrico è stato del tutto normale e come tale da attendersi con inesorabile puntualità.
La catastrofe fiorentina non si ferma però agli allagamenti concentrati nella sua metà meridionale. Forti raffiche di vento – qualcuno parla di tornado, o tromba d’aria che è lo stesso, ma non si hanno evidenze che si sia davvero verificata – hanno divelto tegole e tetti poi precipitati sulle strade e sulle auto, troncato e sradicato innumerevoli alberi che a loro volta hanno travolto auto e motorini e interrotto numerose strade, distrutto allestimenti all’aperto di tanti esercizi pubblici, e danneggiato alcune case. Tutto questo non solo a Firenze ma, tra gli altri, anche nei comuni limitrofi di Scandicci, Bagno a Ripoli e Pontassieve.
Probabilmente, non si è trattato di un tornado (che avrebbe prodotto effetti ben più gravi e limitati nello spazio) ma di semplici raffiche di vento, anche se molto intense, la cui combinazione con il carico della pioggia e della grandine ha prodotto gli effetti descritti.
Fulmini e allagamenti hanno compromesso la stazione principale dell’acquedotto dell’Anconella, lungo l’Arno, pregiudicando l’approvvigionamento idrico non solo in città – almeno fino alle 21 – ma a cascata fino alla vicina Prato.
Anche la corrente è saltata a singhiozzo, mentre il casello autostradale Firenze Sud della A1 è stato chiuso a causa della impraticabilità delle strade. I danni al Museo del Bargello e agli Uffizi, dovuti a infiltrazioni di acqua, pare siano solo di lieve entità.
Si sono registrati anche alcuni feriti, pare una quindicina, di cui uno gravissimo: un ragazzo che stava pescando nella zona dell’Anconella quando gli è caduto addosso un albero che lo ha centrato in pieno. Si era parlato di un disperso in Arno ma è stato fortunatamente ritrovato a casa.
https://youtu.be/ZRjI9NF_y5g
Tra le situazioni più drammatiche, quella della circolazione ferroviaria, particolarmente vivace sulle lunghe tratte in questo inizio di agosto e, per molti, delle vacanze.
“Ci sono 18 treni fermi sulla rete ferroviaria fiorentina a causa di un palo dell’alimentazione caduto” sostengono alla sala radio della protezione civile provinciale. La ferrovia è bloccata a Firenze, sia la linea direttissima verso Roma, sia la linea lenta, a causa di un guasto alla linea elettrica aerea, tra le stazioni di Campo di Marte e di Rovezzano. “I treni sono stati fatti tornare alle stazioni più vicine, tra Rovezzano e Campo di Marte, e nelle altre stazioni più vicine su tutta la linea” spiegano alle Ferrovie dello Stato. “Sono molto complessi e richiederanno l’intera notte gli interventi che i tecnici di RFI sono chiamati a svolgere per ripristinare l’infrastruttura – scrive Ferrovie in una nota – da qui la decisione di retrocedere a Roma Termini i treni impossibilitati a proseguire la loro corsa verso nord. È stata per questo allertata la Protezione Civile e tutte le strutture di assistenza di Trenitalia. Dieci dei 14 convogli che in queste ore stavano percorrendo la dorsale direzione Roma sono stati deviati lungo la linea tirrenica, via Firenze – Pisa – Grosseto, gli altri 4 saranno retrocessi a Milano”. Ovvia conseguenza, il caos nella principale stazione fiorentina di Santa Maria Novella ed enormi disagi per molte migliaia di passeggeri.
Se un temporale forte ma normalmente ricorrente è stato in grado di tagliare letteralmente in due l’Italia, interrompendo parzialmente la principale arteria autostradale e quasi completamente la principale tratta ferroviaria, evidentemente c’è qualcosa da ripensare in termini di manutenzione e protezione delle infrastrutture vitali e, naturalmente, di orientare le risorse verso la prevenzione piuttosto che la riparazione dei danni. Recuperando la strategia della grandi opere pubbliche che nei primi 70 anni del secolo scorso hanno trasformato l’Italia in una delle maggiori potenze economiche del mondo.
Per un aggiornamento costante della situazione a Firenze e dintorni è consigliabile seguire su Twitter #allertameteotos.
Francesco Meneguzzo