Roma, 29 dic – La sagoma di Gabriele D’Annunzio, a grandezza naturale, accompagnata dalla scritta «Disobbedisco!» ha fatto capolino questa notte in decine di città italiane. Con questa installazione apparsa da Nord a Sud, Sicilia e Sardegna comprese, CasaPound Italia ha ricordato il Natale di Sangue a cento anni dall’evento che segnò il termine dell’Impresa di Fiume.
I volontari di D’Annunzio contro un governo burocrati
«Cento anni fa il Natale di Sangue suggellava l’impresa fiumana – spiegano le tartarughe frecciate in una nota diffusa questa mattina – Dopo quindici mesi di occupazione e quattro mesi di reggenza indipendente, i volontari guidati da D’Annunzio si arrendevano solo ai bombardamenti ordinati dal governo Giolitti, non senza aver opposto l’ultima resistenza e offerto l’estremo sacrificio. Da una parte il sangue di chi aveva dato tutto per l’Italia, dall’altra un governo di burocrati troppo impegnati a salvare le proprie poltrone e a non irritare le potenze straniere per cui serbavano un codardo complesso di inferiorità».
I legionari di D’Annunzio non sono rimasti a casa
Nell’epoca corrente, in quella che si può chiamare a tutti gli effetti dittatura sanitaria, dove il valore supremo è rappresentato dalla conservazione della salute ad ogni costo, le gesta dei legionari fiumani rappresentano un monito attualissimo. Loro «non sono rimasti a casa» e hanno messo in gioco le proprie vite per l’Italia e la libertà.
Esistono principi più alti della vita
«Cento anni fa i legionari ci ricordavano ancora una volta, proseguendo l’esempio dei “ragazzi del ‘99”, che ci sono principi più alti e più importanti della vita, che la vita stessa può e deve essere messa in gioco per difendere la propria Nazione, per il proprio popolo, per incarnare e rendere viva un’Idea», prosegue CasaPound Italia, ricordando che «l’azione e l’esempio hanno sempre ragione, perché l’azione corsara» dei legionari di D’Annunzio «anche se finita nel sangue, avrebbe comunque mosso i motori della storia per ridare all’Italia ciò che si era meritata dopo sessanta anni di lotte risorgimentali. Cento anni fa, di fronte a un governo pusillanime che ordinava loro di rimanere a casa e di accettare la sconfitta, di subire passivamente i soprusi e di rinunciare a qualunque afflato eroico risposero: Disobbedisco!».
Cosa penserebbero di noi cento anni dopo?
Cosa penserebbero, cento anni dopo, questi stessi volontari di D’Annunzio vedendoci «costretti a casa, impauriti, codardi, propensi alla delazione del vicino e pronti ad accettare qualunque sopruso da parte burocrati e faccendieri solo per la paura dell’idea della morte», se non pensare che «il loro sangue, così come quello di chi li ha preceduti, quel sangue che ha scritto la storia e i confini dell’Italia, è stato versato inutilmente»? O che finiranno dimenticati «e che la genia di quei burocrati che hanno anteposto le loro paure e la loro poltrona al bene della Nazione, alla fine, ha vinto»?
Che l’esempio dei volontari di D’Annunzio serva a farci rinascere
Oppure, «potrebbero pensare che proprio in momenti come questo il loro esempio dev’essere il faro per farci rinascere. Per guidare chiunque voglia risollevare le sorti di questa nazione. Per essere al fianco di tutti quegli Italiani che non si arrendono».
1 commento
Forse, stavolta rimanere a casa per sempre (si fa per dire, la casa non è una tomba), li inchioda! Discussione…