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L’ex colf contro Gianluca Vacchi: “Costretta a ballare i suoi TikTok e multe se non trovava le punture di testosterone”

by La Redazione
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Roma, 27 mag – Forse è fin troppo facile prendersela con Gianluca Vacchi. L’imprenditore bolognese, almeno sulla carta, si è trasformato in un influencer a tempo pieno, spesso al limite del ridicolo. Vacchi è tornato, però, a far parlare di sé, finendo questa volta al centro delle polemiche per delle accuse piuttosto pesanti di una sua ex colf.

Le accuse contro Vacchi

Stando a quanto riportato da Repubblica, tutto avrebbe origine da un’accusa di sfruttamento e stress sul post del lavoro. La colf – una quarantaquattrenne originaria delle Filippine – ha portato in tribunale Vacchi con una richiesta di riconoscimento di 70.000 euro fra straordinari e Tfr non pagati. Insieme a lei altri due domestici avrebbero denunciato Vacchi con motivazioni simili.

A fronte di un contratto che prevede un impiego di 6 ore al giorno per 6 giorni a settimana, la realtà sarebbe stata un’altra. Con la donna che spesso si ritrovava a lavorare fino a 20 ore senza interruzioni e quasi mai ricevendo gli straordinari, senza riposo settimanale né ferie. Tuttavia la parte più inquietante della faccenda non è questa

La colf costretta a ballare i suoi TikTok

Al di là dell’oggetto del contendere il quadro che emerge dall’atto di citazione civile è, infatti, quello di un vero e proprio inferno lavorativo. Almeno per la colf, che a casa Vacchi ha lavorato per ben tre anni, dal 2017 al 2020.

Vacchi non solo adoperava i domestici per le coreografie da pubblicare sui social, ma pretendeva fossero impeccabili. “Se non venivano eseguiti perfettamente i balletti” e i dipendenti non “andavano a tempo di musica”, “si scatenava la rabbia di Vacchi che inveiva contro di loro, lanciando il cellulare e spaccando la lampada usata per le riprese”, riporta ancora Repubblica.

Multe se non trovava le punture di testosterone o gli occhiali

In alcuni messaggi vocali Vacchi arrivava a minacciare multe da 100 euro (da detrarre dalla busta paga), per aver “spostato le punture di testosterone dal loro solito posto”. Oppure perché non gli erano stati fatti trovare gli occhiali da sole già pronti in automobile. “Mi sono rotto i cogl**ni, non sto scherzando. Non mi frega un ca**o, possono anche licenziarsi. Divento una bestia”. Per ora il diretto interessato non ha ancora commento la questione. Ma, insomma, che il mondo glitterato e luccicante dei social non corrisponda alla realtà non è certo una novità.

Michele Iozzino

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