Roma, 29 apr – Alla confusione innescata da Dpcm, circolari e dichiarazioni informali rese ai giornalisti, si aggiunge ora quella derivante dai termini ambigui, esulanti dall’orizzonte giuridico – vedi: il nebuloso «congiunto», che è passato dal determinare un grado di parentela a una sorta di categoria-mondo variamente interpretabile a seconda dei giorni, delle emozioni e delle associazioni che protestano nei confronti del governo per la poca inclusività del termine. In questa rutilante sarabanda – che in un’altra occasione avremmo potuto anche trovare divertente – gli esponenti dell’esecutivo sembrano fare a gara nel complicare e rendere ancora più arbitrari e incomprensibili i provvedimenti da loro stessi varati.
Oggi è stato il turno del viceministro della salute, il professor Pierpaolo Sileri, che da medico si è lanciato in una surreale esegesi giuridica del termine «congiunto». Lo riporta Adnkronos. Sileri, intervistato a Un giorno da pecora, su Radio 2 ha affermato che «Anche un’amicizia è un affetto stabile, a volte è migliore di un familiare». Seguendo alla lettera la sua interpretazione, quindi, gli italiani avrebbero il «liberi tutti» diventando oggettivamente impossibile, da parte delle forze dell’ordine, verificare la stabilità o meno di un affetto. Anche perché poi Sileri rincara: «Andare anche a casa di un amico dal 4 maggio? Sì, se è un amico vero, se non è una scusa». Immaginate un poliziotto chiamato a controllare: «Ma lei è sicuro che invece non si tratti di un’amicizia di comodo? Non è che lei è un amico un po’ falso?». Praticamente la prosecuzione, nella realtà, di quel meme che circolava qualche giorno fa sui social, con il carabiniere che chiedeva all’automobilista: «Ma le vuoi bene veramente a questa o te la scopi e basta?».
E per quanto riguarda le regole di distanziamento sociale? Per Sileri l’amicizia conta di più: «Se io incontrassi un amico caro ora, dopo tre mesi, lo abbraccerei e ci scapperebbe pure una lacrimuccia». Ma come. Mesi di terrorismo psicologico, economia distrutta, piani previsionali apocalittici da 150mila malati in intensiva se si allentano le maglie delle misure restrittive, per poi sentire il viceministro della Salute che apre agli abbracci fraterni. Delle due, una: o il governo e le task force fino a ora ci hanno raccontato solo cazzate, oppure è il caso che qualcuno verifichi le conoscenze giuridiche del viceministro.
Tanto per confondere ulteriormente i poco esausti italiani, Sileri però avverte: non pensate di fare quello che vi gira per la testa! «Serve il buonsenso, questo è un periodo di transizione, servono le regole per far capire che non è un ‘liberi tutti’», tranne quando ci viene da un abbracciare un amico – un vero amico, ovviamente. E per quanto riguarda i rapporti sessuali? «In questo momento non sappiamo se il sesso è a rischio, ma di sicuro lo è la vicinanza», ha detto ancora Sileri. «Può essere un rischio – aggiunge – due ragazzi che si vedono dopo tanto tempo: è difficile frenarsi, ma magari qualcuno ha a casa la nonna di 75 anni». Forse era meglio non chiedere.
Cristina Gauri
3 comments
[…] amico per me è come un familiare”. Nessuna rettifica dunque rispetto a quanto Sileri stesso aveva affermato cinque giorni tentando di fornire delucidazioni a chi (praticamente tutti gli italiani) non riuscivano a capire […]
[…] Elena Sempione – Roma, 26 ott – Meglio tardi che mai. Dopo la gaffe sui «congiunti» e i «veri amici», e dopo aver criminalizzato i giovani come massimi untori di coronavirus, Pierpaolo Sileri fa […]
[…] tardi che mai. Dopo la gaffe sui «congiunti» e i «veri amici», e dopo aver criminalizzato i giovani come massimi untori di coronavirus, Pierpaolo Sileri fa […]