Roma, 8 lug — «Ma chi è Fedez? Ma chi c… è Fedez?». Vittorio Sgarbi demolisce il rapper marito della Ferragni, che proprio non ce la fa a non mettere becco in questioni decisamente sopra la sua portata: ci riferiamo ovviamente al ddl Zan, argomento sul quale Fedez ha dimostrato di essere decisamente poco preparato. Al rapper piace «spatolare» di qualunquismo e populismo sinistroide, con argomentazioni raffazzonate che dimostrano chiaramente come lui, il testo della Zan, non se lo sia né letto né tantomeno studiato — nel caso l’avesse fatto, c’è da preoccuparsi seriamente per la scarsa capacità di comprensione del testo.

Sgarbi asfalta Fedez sul ddl Zan

«Fedez è una persona che si può guardare, rispettare. Canterà, ha una moglie importante… Sono persone di cui si parla…», attacca Sgarbi in un video diffuso stamattina sui suoi social. «Se aveste una malattia, chiedereste a Fedez cosa fare? ‘Cosa devo fare, caro Fedez?’. Andreste da un medico, da uno specialista..». In che cosa è specialista Fedez?, si chiede il sindaco di Sutri riferendosi agli attacchi del rapper nei confronti di Matteo Renzi, «politico pagato dagli italiani».

Quella sinistra dubbiosa sul ddl Zan

Poi porta l’esempio di intellettuali e scrittori — ben sopra la caratura del rapper — che pur essendo di sinistra, hanno sollevato dubbi sulla liceità del ddl Zan e su una sua possibile deriva liberticida. «Ci sono persone che non fanno i politici, caro Fedez: si chiamano Flick, Michele Ainis, Staino, Ricolfi. Tutti di sinistra e hanno espresso i loro dubbi su una legge che, caro Fedez, si può discutere. Quello che dice Zan si può discutere, non è perfetto ed eterno. Nessuno vuol negare la possibilità di lottare contro l’omofobia, ma cosa c’è di male se i preti a scuola insegnano cos’è la famiglia cristiana? Tutti siamo contro l’omofobia, ma non per questo la legge deve essere come dice il signor Zan. Si può discutere o no?». Per il venditore di smalti Fedez, evidentemente non se ne può discutere: e per qursto Sgarbi decide di congedarsi mandandolo sgarbescamente affan**lo.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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