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La foiba della Val d’Orcia: quel bel mazzo di fiori per ricordare chi fu massacrato in Toscana

by Alessandro Della Guglia
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Siena, 11 apr – Un mazzo di fiori e un momento commemorativo per non dimenticare i cinque militi della Rsi gettati in una foiba in Val d’Orcia dai partigiani del Monte Cetona l’otto aprile 1944 nelle campagne di Radicofani. Così CasaPound Italia e l’associazione culturale Il Selvaggio, con una semplice cerimonia, hanno voluto omaggiare chi venne trucidato senza pietà in provincia di Siena.

Per “non abbandonare all’oblio un massacro sul quale per anni è stato imposto un colpevole e obbediente silenzio allo scopo di occultare un crimine sul quale la giustizia non ha mai posato lo sguardo”, si legge nella nota al riguardo. “Dopo ben 78 anni – precisa Marzio Fucito, responsabile provinciale di Cpi Siena – “vogliamo riportare alla luce una volta per tutte, una vicenda che per tanto, troppo tempo, è rimasta nascosta, infoibata come le sue vittime tra le crete della Val D’orcia. E’ drammatico constare ancora oggi che nella tragedia Nazionale della guerra civile si voglia nascondere il martirio di troppi per non offuscare la narrazione resistenziale di alcuni”.

La foiba della Val d’Orcia: il libro

La foiba dalla Val d’Orcia è difatti una drammatica vicenda storica misconosciuta, nonché il titolo di un toccante libro di Ilario Sbrilli, pubblicato da Eclettica Edizioni e che doverosamente segnaliamo su questo giornale. Il volume ricostruisce nel dettaglio la storia di una famiglia per aprire le indagini di quel terribile crimine, fra minacce, bugie, depistaggi e tradimenti. Fu uno dei primi processi contro i partigiani dopo la fine della guerra.

Come si legge nella prefazione, firmata dal professor Francesco Tricomi, si tratta di un libro che “è prima di tutto un tributo civile e di rispetto nei confronti di quei defunti, oltre che un modo per risarcire idealmente tutti coloro che hanno sofferto in silenzio per anni e che oggi hanno finalmente il pieno diritto di raccontare la loro storia, fatta di coraggio, di lacrime, di sangue ma anche di tante colpevoli omissioni” Per “dar fiato alle loro voci attraverso le nostre”.

Alessandro Della Guglia

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