Roma, 19 dic – La grande fuga dalla sanità italiana. E’ quella che da anni spinge medici e infermieri a accettare incarichi meglio remunerati al di fuori dei confini. Ma in questo percorso da emigranti i professionisti non sono soli, visto che anche tanti pazienti hanno deciso di rivolgersi a strutture sanitarie estere.
Migliaia di medici e infermieri in fuga
10mila medici e 8mila infermieri. Questo l’impressionante numero di professionisti che ogni anno decidono di abbandonare l’Italia. Attratti da contratti molto più ricchi e da maggiori tutele, ma non solo.
“Sono dati sconfortanti – afferma il segretario nazionale dell’Ugl Sanità Gianluca Giuliano – che dimostrano le enormi carenze del Ssn, che ora la pandemia ha fatto esplodere in modo palese”.
Anche i pazienti vanno all’estero
“Abbiamo spesso parlato lanciando gridi d’allarme inascoltati ora vogliamo sottolineare, a ulteriore dimostrazione dello sfascio del sistema, come tanti nostri connazionali decidano di usufruire di cure in nazioni straniere”, prosegue Giuliano.
Non c’è quindi, nella ricerca di maggiore qualità delle prestazioni, solo una migrazione sanitaria dalle regioni del Sud verso quelle del Nord ma anche verso l’estero. Dal 2014 al 2019, come documentato dalla Corte dei Conti, lo Stato ha speso ingenti risorse per rimborsare i costi di cure che tanti italiani hanno sostenuto fuori dai confini nazionali. Si va dai 261,5 milioni di euro del 2014 ai 215,6 dello scorso anno.
Sotto accusa i tagli alla sanità italiana
Le politiche attuate da decenni che con tagli costanti e indiscriminati hanno prodotto questo risultato impoverendo la sanità italiana in termini di forza lavoro e qualità delle cure erogate.
Per provare a convincere i professionisti a tornare in patria e i pazienti a credere nella sanità italiana servirà uno sforzo enorme. Ma la strada tracciata per dal Governo purtroppo sembra andare in direzione opposta. Come dimostra ad esempio la suddivisione dei fondi del Recovery Plan dove la sanità è in coda con i 9 miliardi stanziati.
“Chiediamo, per essere competitivi con le altre nazioni – sottolinea Giuliano -, che vengano adeguate le retribuzioni della sanità italiana alla media europea, assunzioni di medici e infermieri esclusivamente con forme di contratti a tempo indeterminato, investimenti per la messa in sicurezza e l’ammodernamento delle strutture, riapertura di poli sanitari strategici, potenziamento della medicina del territorio e dell’emergenza. Sono queste le priorità di un sistema che deve essere rivisto completamente”.
Nicola Mattei
1 commento
in italia nel 85\90 avevamo la SECONDA sanità a livello MONDIALE,subito dietro alla francia.
appena saremo fuori da questo casino,
ESORTO TUTTI coloro che hanno avuto morti ingiustificati ad
ASSOCIARSI,voltare ogni pietra d’italia e d’europa alla ricerca dei
RESPONSABILI della demolizione del nostro sistema sanitario:
e BOMBARDARLI DI CAUSE PENALI E CIVILI…fino a farli pentire di esser nati.
….
non la fate franca,BASTARDI.