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Il Garante della privacy boccia il green pass: “Gravi criticità su protezione dei dati”

by La Redazione
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green pass

Roma, 27 apr — E finalmente il dì tanto atteso è arrivato. 26 Aprile 2021 d.C.., dove per d.C. non si intende dopo Cristo, ma dopo Covid, anche se poi, la condizione legata alla pandemia da Covid 19, tanto passata non è: da oggi, giorno in cui la maggior parte degli esercenti della ristorazione si sente turlupinata dalle nuove “concessioni” alla libertà di intraprendere, nelle zone gialle si potrà tornare a circolare senza problemi, mentre per spostarsi tra zone di colore diverso tra loro è previsto il “green pass”. A parte il fatto che, visto che siamo in Italia, ci piacerebbe chiamare le cose con il loro nome – per esempio “certificato per la libera circolazione” – ci sembra quantomeno invadente chiedere a un cittadino di dimostrare, dati sanitari alla mano, di potersi muovere da una “casella” all’altra.

Il Garante della privacy boccia il green pass

Certamente il ragionamento fatto dal garante della Privacy non deve essere stato proprio uguale al nostro. Ciononostante, il presidente Pasquale Stanzione ha reso noto che nell’applicazione del pass verde si ravvisa più di una irregolarità. A quanto pare, in un colpo solo si sono verificate le violazioni di ben 6 articoli del GDPR – acronimo inglese che sta per General Data Protection Regulation – ovvero il regolamento europeo deputato alla protezione dei dati personali. Il Garante osserva innanzitutto che “il cosiddetto ‘decreto riaperture’ non garantisce una base normativa idonea per l’introduzione e l’utilizzo dei green pass su scala nazionale, ed è gravemente incompleto in materia di protezione dei dati, privo di una valutazione dei possibili rischi su larga scala per i diritti e le libertà personali”.

Gravi irregolarità nel trattamento dei dati

In contrasto con quanto previsto dal suddetto regolamento, il decreto non definisce minimamente le finalità per il trattamento dei dati sulla salute degli italiani, tantomeno chi sia il “titolare del trattamento”. In poche parole, se i dati nel green pass dovessero essere sbagliati, non si saprebbe a chi rivolgerci per far valere i propri diritti. La norma prevede poi un utilizzo eccessivo di dati sui certificati da esibire alle Forze dell’Ordine in caso di controllo, in violazione del principio di minimizzazione.

Per la durata della certificazione sarebbe stato sufficiente indicare la sola data di scadenza del certificato, senza dover far riferimento a dati inerenti l’avvenuta negativizzazione a seguito dell’infezione da Covid. O l’essersi sottoposti a vaccinazione. Non è da sottovalutare, poi, che a seguito della trascrizione di dati inesatti o non aggiornati si potrebbe avere un’ulteriore limitazione della libertà di circolazione degli individui sul territorio nazionale e fuori da esso. E pensare che certi personaggi che hanno stilato il D.L. non fanno altro che riempirsi la bocca con la parola “Liberazione”. Termine che niente sembra avere a che fare con il ben più alto valore della Libertà.

Nessuno ha risposto all’informativa

Ora, il Decreto legge che ha portato all’ideona del green pass è stato stilato dai Ministeri che hanno l’incarico di gestire la pandemia. Ci domandiamo quindi se, all’interno degli stessi, vi sia qualcuno di effettivamente erudito circa la protezione dei dati personali. In ogni caso, si sarebbe potuto consultare il Garante in via preventiva, non vi pare? Così non è stato. E all’informativa che spiegava le obiezioni di Stanzione, nessuno si è degnato di rispondere. Da regolamento europeo, infatti, i signori dell’Authority avrebbero dovuto ricevere una bozza del provvedimento normativo sulla quale poter fornire un parere, per poi procedere all’implementazione della stessa. Ma nessuna bozza è mai arrivata. Tanto da far pensare a una volontà di aggiustamento in corso d’opera. Come al solito!

Francesca D’Anna

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3 comments

mario1232016 27 Aprile 2021 - 2:50

Per me le aziende che imporranno il pass, possono anche morire di fame.(è un modo di dire perchè sarà il prossimo passo probabilmente).
Visto che questo pass incostituzionale, antiscientifico(perchè al momento nessuno ha dimostrato in maniera assoluta che i vaccinati non possano trasmettere il virus), liberticida e contro la privacy, a mio personalissimo parere nasce per motivi economici. Per creare una falsa sicurezza per fare arricchire da una parte le lobby del farmaco, dall’altra chi lo usa. L’unico modo per stroncarlo sarebbe “non” usarlo.
Un negozio impone il pass? non ci vai, compri altrove o su amazon.
Un locale notturno lo impone? non ci vai, stai in piazza con gli amici.
Anche supponendo che io fossi vaccinato(non lo sono), ma fossi contrario a questa deriva liberticida, non ci andrei lo stesso. Il problema, per il quale queste iniziative passano ad occhi chiusi mentre altrove ricevono una “resistenza” maggiore, sono “anche” moltissimi italiani..(il distanziamento sociale ha anche questo effetto). La gente non è unita, per difendere la libertà altrui.. PER NIENTE. Hanno creato una “guerra tra poveri” nella quale i vaccinati cercheranno sempre di prevalere sugli altri, con tutto l’indottrinamento che gli è stato fatto per il quale “siamo in guerra” e chi non ragiona come gli altri è un “disertore”. “un problema”.
Insomma.. è ormai da mesi e mesi che il modello Cina, sia in termini di privacy che di libertà personali, ha molti simpatizzanti sia nella politica che nella stampa italiana.. Questo cambiamento io lo avevo previsto già l’anno scorso. Quando sentivo un dialettofono parlare di “Bazooka e lanciafiamme” e molti applaudivano.. Niente di nuovo, insomma. Non vedo l’ora che il vaccinato, che magari dopo x mesi si deve vaccinare di nuovo, ma ci ripensa.. per mille ragioni(effetti collaterali, non lo può fare per problemi di salute, oppure mille altre ragioni) non potrà più tornare indietro.. perchè ormai ha imposto la legge a tutti. Allora sarà lui stesso ad essere discriminato. Ci sarà da ridere.. La ruota gira..

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Fabio Crociato 27 Aprile 2021 - 3:12

Il “green pass” è come un preservativo bucato, cioè fa schifo comunque.
Viceversa il principio di minimizzazione, semplificazione, sarebbe bene diventasse prassi, una parola d’ ordine, un traguardo per smontare il “castello di carta e di vacuità” che ci circonda!

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mario1232016 27 Aprile 2021 - 6:52

Aggiungo una piccola cosa: supponiamo che mi venga chiesto un pass semplicemente per spostarmi in un’altra regione. Però facendo un tampone, posso spostarmi in un’altra nazione, nella quale non ci sono le stesse limitazioni, dove posso muovermi liberamente . Magari ci sono diversi motivi che ti portano a fare tale scelta.
Beh, una cosa è fare un tampone solo nei viaggi internazionali, che magari fai una volta all’anno. Un’altra è dovere avere un pass per un semplice spostamento di regione. Per chi li fa settimanalmente o quasi tutti i giorni per esempio. Diventa un problema enorme.. Diventa un modo subdolo per cercare di imporgli con la forza il vaccino anche se non è “formalmente” obbligatorio, lo diventa nella pratica. Questo vale anche in “altri” settori. Si chiama “metodo Israele”.
Sceglierei, avendone la possibilità, ovviamente la seconda. Economicamente cosa succede? Io mi sposto nell’altra nazione dove sono più libero, vivo, spendo, alimento l’economia di quella nazione. Quindi ci guadagno io che ho guadagnato la libertà che volevo. Anche perchè al momento, non vedo un popolo italiano abbastanza reattivo per poter protestare davvero.. La maggior parte, da quando c’è Draghi al governo, i media si sono molto appiattiti..
Allo stesso tempo, ci guadagna l’altro paese perchè io e altri “x” italiani, che non accettiamo tali imposizioni andremo ad alimentare la “sua” economia. Con questo voglio dire, attenti: che a forza di “pass” non gli arrivi un “boomerang” in testa. Ovviamente l’esempio vale per qualsiasi “pinco pallino”. è una provocazione..

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