Pisa, 31 gen – Cento miliardi di euro all’anno di giro d’affari ma appena quattro miliardi per le casse erariali, milioni di famiglie travolte dalla dipendenza patologica: i meccanismi con cui lo Stato e le lobby insieme concorrono a sfruttare una vera e propria malattia sociale – quella del gioco d’azzardo compulsivo, o “ludopatia” – sono stati oggetto di una conferenza partecipata da oltre 70 persone e organizzata nel pomeriggio di sabato 30 gennaio da Sovranità presso l’Hotel Repubbliche Marinare a Pisa.
La dimensione numerica ed economica del problema è stata delineata da Francesco Meneguzzo, ricercatore Cnr, che su queste colonne si è recentemente occupato della materia: “Gli esercizi autorizzati al gioco d’azzardo, legalizzato dal 2004, sono diffusi in tutta Italia senza distinzione, e anche in Toscana – ha spiegato Meneguzzo –. Nel paese sono attive 428mila slot machine, più della metà di tutte quelle esistenti negli Stati Uniti. Tra i giocatori, ben 800mila sono quelli a rischio patologico e tra 300mila e 1,2 milioni sono ormai ‘problematici’, soprattutto al meridione. In Toscana, ogni minuto viene bruciato uno stipendio, cioè 1.250 euro”.
“L’aumento della spesa sottratta ai consumi in beni reali, quindi all’economia produttiva, è andata aumentando senza soste fino al 2012, e non ha dato segni di regressione nemmeno con la crisi – prosegue il ricercatore – e quasi 50 miliardi se ne vanno ogni anno nelle macchinette mangia-soldi, nonostante che i giovanissimi oggi giochino un po’ meno rispetto a quattro anni fa, grazie anche alle campagne d’informazione”.
Un momento della conferenza di Sovranità
“Nonostante che il Parlamento abbia fortunatamente respinto gli emendamenti alla legge di stabilità proposti da onorevoli del Pd, di Ndc-Udc e Forza Italia, che intendevano perfino premiare i Comuni permissivi – conclude Meneguzzo – a fine 2015 si è registrata una corsa all’aumento delle slot e degli esercizi, tra cui spiccano alcuni dei circoli Arci che affidano il proprio bilancio agli introiti delle macchinette. Tutto questo è frutto di una visione subordinata rispetto alle lobby e particolarmente miope, che sottrae risorse ai consumi nel momento in cui la depressione economica è conseguenza soprattutto della crisi della domanda”.
Lo psichiatra Matteo Pacini, responsabile di Sovranità – Pisa, ha illustrato sulla base di analisi empiriche e studi clinici i meccanismi della ludopatia patologica, la malattia mentale che presiede al gioco d’azzardo compulsivo.
La dipendenza: ridotto piacere consumatorio e ridotta sensibilità alla “perdita”
“Il cervello delle persone affette da ludopatia patologica funziona in modo diverso da quello delle persone normali – spiega Pacini – tanto che queste si eccitano soprattutto alla prospettiva di giocare senza soste, indifferentemente sia che vincano sia che perdano. Analogamente ai tossicodipendenti, i giocatori seriali cercano soltanto di poter tirare le leve delle macchinette, o di scommettere, senza interruzioni né interferenze”.
“Le conseguenze per i ludopati e le loro famiglie sono drammatici, sia in termini di bilancio familiare sia di violenza tra le mura domestiche – continua il noto psichiatra – e solo la costituzione di ‘barriere’ insuperabili potrebbe contenerne l’impeto a dissipare i propri averi. Per esempio, fissare un tetto minimo per le giocate, oppure ridurre drasticamente il numero degli esercizi autorizzati e allontanarli dalle aree residenziali”.
“Tutto ciò che lo Stato, succube delle lobby, non sta facendo – conclude Pacini –. Una volta i casinò erano pochi, localizzati, e prevedevano criteri stringenti per entrare, tanto che pochissimi potevano permetterseli. Oggi le slot machine sono alla portata di tutti, una giocata costa poco, e i malcapitati spesso finiscono sommersi dai debiti, contratti anche con gli usurai”.