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C’è un giudice a Roma. E “faccialibro” prende schiaffi in Tribunale (da CasaPound)

by La Redazione
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Mark Zuckerberg

Roma, 13 dic – Faccialibro prende schiaffi in Tribunale. Non è abituato a soccombere: divenuto Stato, virtuale e sovranazionale, e sempre più onnisciente, onnivolente ed onnipotente. Gli antecedenti in fatto sono noti ed hanno interessato CasaPound, i suoi esponenti di vertice e di base, così come le associazioni che ad essa erano e sono legate. Il 9 settembre di quest’anno, Faccialibro ne oscura le pagine e i profili senza alcun preavviso. Il motivo? CasaPound avrebbe incitato all’odio e alla violenza. Le prove? La vulgata del mainstream mediatico basta e avanza. La soluzione? È l’oblio, se non la damnatio memoriae.

“Ci sarà pure un giudice a Berlino!”

La Tartaruga Frecciata, coi suoi valorosi avvocati Augusto Sinagra e Guido Colaiacovo, va in Tribunale ed invoca la tutela cautelare (quella d’urgenza, per intenderci). «Ci sarà pure un giudice a Berlino!», confidava Arnold, il mugnaio di Potsdam, nell’aneddoto riportato da Enrico Broglio nel 1880, ne Il Regno di Federico di Prussia detto il Grande – e attribuito erroneamente a Bertold Brecht -, che lottava contro il barone Von Gersdorf per scongiurare la chiusura del suo mulino. E un giudice a Berlino c’è. Infatti, Faccialibro resiste in giudizio e dipinge CasaPound e i suoi esponenti a tinte fosche, come personaggi appartenenti alle schiere di Lord Voldemort, ma perde rovinosamente la causa, condannato a riattivare pagina e profilo, a pagare 15.000,00 euro di spese e competenze legali, a versare 800,00 euro, a titolo di penale, per ogni giorno di ritardo in caso di violazione dell’ordine di riattivazione.

L’articolo 49 della Costituzione

Questa è la trama, questo è l’epilogo. Ma quali sono le ragioni che hanno indotto il Tribunale di Roma ad accogliere la domanda cautelare rivolta da CasaPound e da Davide Di Stefano? Faccialibro, chiudendo pagina di CasaPound e profilo di Davide Di Stefano, ha violato l’art. 49 della Costituzione, che assicura il cosiddetto principio di pluralismo politico: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. «Il pluralismo politico», motiva il Giudice, «costituisce per il soggetto Facebook ad un tempo condizione e limite nel rapporto con gli utenti che chiedano l’accesso al proprio servizio». E prosegue scrivendo che CasaPound «opera legittimamente nel panorama politico italiano dal 2009».

Un giorno felice non solo per CasaPound

È possibile che Faccialibro impugni, ossia che proponga reclamo contro il provvedimento, al quale si è già conformato. Ma l’ordinanza è ben motivata. E costituisce un utile precedente per arginare lo strapotere di Faccialibro e del suo creatore, Mark Zuckerberg, i quali, credendosi sciolti dal Cvincolo delle leggi, si propongono di modellare, attraverso comandi e divieti del genere, la società reale sulla società virtuale da essi costituita e promossa. Dunque, Faccialibro vìola la Costituzione e viene messo in riga da un giudice italiano. È, questo, un giorno felice non solo per le parti vittoriose in giudizio, ma per chiunque abbia a cuore la sovranità e il pluralismo.

Andrea Petito (A.S.G.A.R.)

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