Roma, 28 ott – Gli scontri sempre più frequenti fra sindaci e prefetti sulla questione degli immigrati pongono il problema di uno Stato sempre più arrogante e autoritario ormai abituato a passare sopra alla politica radicata nei territori e consacrata dalla sovranità popolare. Gli episodi di Goro e Gorino sono sin troppo noti e per la prima volta abbiamo visto un rappresentante dello Stato insultare delle popolazioni senza cercare minimamente di comprenderne la rabbia e le inquietudini.
A Cene, nel Bergamasco, dove nella notte tra martedì 25 e mercoledì 26 ottobre sono arrivati 59 richiedenti asilo per essere ospitai in una struttura di proprietà della Curia senza che il Comune ne fosse informato, il sindaco ha avvertito la cittadinanza dei nuovi arrivati con cartelloni luminosi, in cui ha spiegato di essere stato tenuto all’oscuro di tutto. “E’ stata una prepotenza da parte delle istituzioni, ormai i sindaci sono l’ultima ruota del carro”, ha detto il primo cittadino, che ha aggiunto: “Non si mettono 59 persone in una frazione di 300 abitanti a 4 km dal paese. Questa non è carità cristiana”.
A Castel d’Azzano, nel Veronese, il prefetto Salvatore Mulas ha addirittura requisito l’hotel Cristallo, un 4 stelle, a 10 minuti di auto dall’aeroporto di Villafranca e dal quartiere fieristico, per alloggiarvi altri profughi in arrivo nella provincia scaligera. Un inquietante esproprio di una proprietà privata per decisione prefettizia, peraltro di un albergo dotato di ogni comodità, attiguo a un quotato ristorante. Anche qui le proteste sono state forti, tant’è che la prefettura ha rinviato la requisizione dell’hotel fino al 18 novembre. Tempo fa aveva invece fatto scalpore la protesta dei cittadini di Quinto di Treviso, dove un gruppo di cittadini si introdusse negli appartamenti destinati ai profughi e li svuotò di tutto quello che c’era dentro per poi incendiarlo in strada. In questo caso il prefetto non abbastanza solerte nel punire gli italiani era stato poi rimosso su richiesta di Renzi.
Non così a Casale San Nicola, a nord di Roma, dove proprio il prefetto impose la linea dura, facendo manganellare gli italiani che protestavano contro l’arrivo degli immigrati e imponendo con la forza i richiedenti asilo in una struttura palesemente non idonea. Dopo qualche settimana da quella vergogna, ci si rese conto che la struttura non era idonea davvero. Ma sindaci dell’hinterland romano si sono messi contro il prefetto Gabrielli anche a Formello, dove il primo cittadino (eletto col centrosinistra), ha cercato di bloccare l’apertura di un centro d’accoglienza, stessa cosa ad Ardea, mentre a Marino è stato reso inagibile dai residenti il palazzo che avrebbe dovuto ospitare 78 profughi. Sprezzanti le parole di Gabrielli nei confronti di chi non sottostà ai diktat, così come fanno riflettere le dichiarazioni del prefetto di Avellino, Carlo Sessa, che ha detto: “Quando convoco i tavoli in Prefettura i sindaci che si lamentano e pontificano, non si presentano mai. Per fortuna ci sono le coop che stanno dando un aiuto proficuo a evitare disagi e proteste da parte degli ospiti stranieri”. Un rappresentante delle istituzioni che insulta dei rappresentanti eletti dal popolo e dice “per fortuna ci sono le coop”. Siamo in Italia, nel 2016.
Giorgio Nigra