Roma, 28 ott – Un bel giorno bisognerà scrivere la storia di come questa nazione sia stata cambiata dai giudici politicizzati. L’ultima follia arriva da Imperia. Qui, lo scorso 20 ottobre, un passeur pachistano di 31 anni, incensurato, è stato catturato dagli uomini delle forze dell’ordine nei pressi dell’imbocco dell’Autofiori. Dopo averlo pedinato, gli agenti lo avevano visto contattare un gruppetto di immigrati. Poi, a bordo di una Opel Zafira, si erano diretti verso l’autostrada al fine di passare la frontiera. Arrestato, l’uomo è stato scarcerato in attesa di processo dal giudice, su richiesta del pm, perché nel suo caso il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina “ha avuto scopo umanitario e non di lucro”. Avete letto bene: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo umanitario.
Quando è stato arrestato, il pachistano non aveva denaro con sé, da qui la conclusione che non abbia agito dietro richiesta di una contropartita economica. E se gli immigrati clandestini avessero concordato con il passeur di effettuare il pagamento all’arrivo a destinazione, giusto per evitare di perdere il denaro in caso di contrattempi? Forse nessuno ci ha pensato, si è preferito credere al gesto “umanitario”. E così, all’atto della convalida dell’arresto, il gip Massimiliano Botti, d’accordo anche con il pubblico ministero Roberto Cavallone, ha deciso di scarcerarlo, in attesa del processo, con l’unica misura cautelare del divieto di dimora in provincia di Imperia. Sulla scarcerazione ha inciso pure il fatto che il mezzo è stato sequestrato e, per questo motivo, verrebbe meno il pericolo di reiterazione del reato. Vedremo, poi, cosa si deciderà al momento di emettere la sentenza. Resta per ora il punto di principio per cui un magistrato ha sentenziato che si possa fare il trafficante di esseri umani per motivi umanitari.
Roberto Derta