Roma, 9 nov. – Una cifra pari a 107 milioni di euro. Questo l’importo che gli italiani dovranno sborsare per pagare i debiti contratti dal quotidiano quando era organo ufficiale dei Democratici di Sinistra. E così in tempi di crisi dove su ogni taglio alla spesa pubblica è battaglia, dove l’attenzione al bilancio diventa religione, una “leggina” del 1998 ha fatto arrivare nelle casse delle banche creditrici dell’Unità i 107 milioni statali. Cifra che rischiava di essere ancora maggiore: mancano infatti i 18 milioni di euro dovuti alla Sga, società nata dieci anni fa con la funzione di recuperare i crediti dal crac del Banco di Napoli che ha ritenuto di non rivendicare quella cifra.
Come spiega Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, la norma del 1998 stabiliva l’estensione della garanzia statale sui debiti degli organi di partito ai debiti del partito che si faceva carico dell’esposizione del proprio giornale con le banche. Chiaramente una legge scritta su misura per i Ds e l’Unità. Della serie “accolliamoci i debiti del giornale, tanto pagano gli italiani“. Un provvedimento quantomeno discutibile per utilizzare un eufemismo, mai rinnegata dal suo ispiratore, l’allora tesoriere Ds Ugo Sposetti.
Un uomo piuttosto abile, che riuscì con l’aiuto di diverse discutibili “leggine” sui rimborsi elettorali ad abbattere buona parte dei 450 milioni di debiti contratti dagli allora Ds. Nel 2006 fu approvata la legge che consentiva l’afflusso dei contributi pubblici ai partiti anche in caso di fine anticipata della legislatura, come avvenne poi con la caduta di Prodi nel 2008. In questo modo i Ds continuarono a prendere i contributi statali per altri tre anni nonostante il partito non esistesse più, dopo la fusione con la Margherita e la nascita del Partito Democratico.
A confermare l’astuzia di Sposetti ci fu la scelta di non raccogliere nel nuovo partito l’eredità economica dei due precedenti, cosa che gli permise di blindare il patrimonio economico del defunto Partito Comunista, dividendolo in cinquanta fondazioni autonome svincolate dal partito centrale. Una mossa che gli creò più di un attrito con Walter Veltroni. Nel 2009 rassegnò le dimissioni da tesoriere, pur non mettendo fine alla sua vita politica.
Sposetti è infatti attualmente senatore del Pd e rivendica spudoratamente la legge del ’98 che oggi farà sborsare agli italiani 107 milioni per saldare i debiti dell’Unità. “Il debitore è morto. Se il debitore muore, che succede? Ci sono le norme e in questo caso un magistrato civile ha detto “guarda, signor Stato, che devi pagare tu“. A chi gli fa notare che sia stata una mossa calcolata quella legge lui risponde: “Quindi che vuol dire? Che sono stato bravo! Una società mi avrebbe dato tanti soldi per fare questo lavoro“. Certo, in una società. Come esponente politico questo assomiglia molto di più ad un furto nei confronti dei cittadini.
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pezzo di merda