Roma, 23 mag – “Sapevo del rischio crollo, ma non ho fatto nulla”. Un crollo che si poteva evitare, una tragedia immane, una ferita ancora aperta e che non si rimarginerà più. Tutti gli italiani ricordano benissimo quel drammatico giorno in cui crollò il Ponte Morandi di Genova, quando persero la vita 43 persone. E’ per questo che le parole di Gianni Mion, uomo dei Benetton, suonano come scioccanti, letteralmente vergognose perché pronunciate a distanza di cinque anni, di fronte ai giornalisti fuori dal Tribunale in cui è stato sentito come teste nel corso del processo sul crollo del ponte.
“C’era un problema di progettazione del Ponte Morandi ed era stata fatta una segnalazione, avrei dovuto far casino ma non l’ho fatto, non so perché, forse temevo di perdere il posto di lavoro”, ha dichiarato Mion. E ancora, riferendosi a una riunione del 2010, ovvero otto anni prima del crollo, ha aggiunto: “Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’”. Affermazioni gravissime, soprattutto perché arrivano soltanto adesso. Ma chi Mion, l’uomo che sapeva ma che parla solo ora?
Ponte Morandi, l’uomo che sapeva ma che parla solo ora: chi è Gianni Mion
Gianni Mion è l’ex amministratore delegato di Edizione, cassaforte della famiglia Benetton. Già consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia. Mion si distinse presso gli investitori per diverse operazioni, tra queste: l’Opa sull’allora Autostrade per l’Italia (oggi Atlantia) e l’acquisto dell’americana Hsm Host da parte della controllata Autogrill. Durante il processo per il crollo del Ponte Morandi, parlando dei controlli, se ne è uscito così: “Fu fatto un errore da parte di Aspi quando acquistò Spea, la società doveva stare in ambito Anas o del ministero, doveva rimanere pubblica. Il controllore non poteva essere del controllato”. E ancora: “Avevo la sensazione che nessuno controllasse nulla. La mia idea è che c’era un collasso del sistema di controllo interno e esterno, del ministero non c’era traccia. La mia opinione, leggendo ciò che emergeva, è che nessuno controllasse nulla” Insomma secondo Mion tutti i vertici sapevano dei forti rischi di crollo, ma non hanno fatto nulla per evitare il crollo, cercando inoltre di minimizzare gli allarmi.
Il comitato delle vittime: “Inaccettabile, sono mesi che…”
“E’ una cosa inaccettabile, così come è inaccettabile che le persone che erano a conoscenza, da cittadini, non siano in qualche modo intervenute“, dice Egle Possetti, presidente del comitato in ricordo delle vittime del Ponte Morandi, commentando le parole di Mion. “Purtroppo sono mesi che stiamo sentendo testimonianze che vanno tutte in questo senso, di conoscenza, di informazioni che erano presenti all’interno della linea gerarchica. Le informazioni c’erano, non c’era nulla di segreto e nessun difetto di costruzione sconosciuto. La situazione di questo ponte era nota”.
Possetti, sempre sulle parole di Mion, aggiunge: “Bisognava pensarci prima. La mia famiglia non torna più a casa, anche se qualcuno verrà condannato e se verranno fatte chiarezza e giustizia su quello che è successo… Ognuno all’interno di un meccanismo ha un ruolo e anche se il ruolo sembra piccolo, ha la sua importanza. E via via che i ruoli sono più importanti, hanno più peso negli eventi che accadono. Dovrà esserci un peso e una valutazione delle responsabilità”.
Alessandro Della Guglia
2 comments
Questo criminale ha avuto fortuna che io non ho parenti morti nel crollo…non so se mi capite?
Basta documentarsi un po’, saperne altrettanto e si può tranquillamente affermare che gli hanno “consigliato” di dire così… dei criminali più di lui.