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Ilva, Vendola condannato a 3 anni e mezzo per concussione aggravata

by Adolfo Spezzaferro
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ilva vendola

Taranto, 31 mag – L’ex governatore Puglia Nichi Vendola è stato condannato a 3 anni e mezzo di reclusione nel processo “Ambiente Svenduto” per il reato di disastro ambientale imputato all’Ilva dei Riva. Per l’ex leader di Sel i pm avevano chiesto la condanna a cinque anni. Vendola risponde di concussione aggravata verso i vertici di Arpa Puglia affinché ammorbidissero la loro posizione verso l’Ilva di Taranto.

Ilva, oltre a Vendola condannati a 22 e 20 anni i Riva

Oltre a Vendola, la Corte d’Assise di Taranto ha condannato a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, tra i 47 imputati (44 persone e tre società) nel processo sull’inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico. I Riva rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. La pubblica accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva.

Tutte le condanne

Tre anni di reclusione anche per l’ex presidente della Provincia Gianni Florido, che risponde di una tentata concussione e di una concussione consumata. Due anni invece per l’ex direttore generale dell’Agenzia per l’ambiente (Arpa) della Puglia, Giorgio Assennato, accusato di favoreggiamento nei confronti dell’allora governatore Vendola. Secondo l’accusa, Assennato avrebbe taciuto delle pressioni subite da Vendola affinché attenuasse le relazioni dell’Arpa a seguito dei controlli ispettivi ambientali nello stabilimento. La Corte d’Assise di Taranto inoltre ha condannato a 21 anni e 6 mesi di carcere l’ex responsabile delle relazione istituzionali Girolamo Archinà e a 21 anni l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso. Condannato infine a 17 anni e sei mesi l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti.

Confisca impianti area a caldo non operativa (serve sentenza Cassazione)

E’ stata inoltre disposta la confisca degli impianti dell’area a caldo già sequestrati il 26 luglio 2012 e delle tre società Ilva Spa, Riva fire e Riva Forni Elettrici. Ma la confisca non ha alcun effetto immediato sulla produzione e sull’attività del polo siderurgico di Taranto. La confisca degli impianti chiesta dai pm sarà operativa ed efficace soltanto a valle del giudizio definitivo della Corte di Cassazione. Mentre adesso si è solamente al primo grado di giudizio. Gli impianti di Taranto, quindi, restano sequestrati ma con facoltà d’uso agli attuali gestori della fabbrica. Gli impianti pugliesi sono infatti ritenuti strategici per l’economia nazionale da una legge del 2012 confermata anche dalla Corte Costituzionale.

Adolfo Spezzaferro

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1 commento

fabio crociato 31 Maggio 2021 - 6:14

Intanto N.Vendola nel levante (e non solo), se lo sono succcati in tanti come esempio di vita! Robe da Sel, da chiodi d’ urgenza.

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