Miano, 5 lug – Ci risiamo: Imen Boulahrajane, nome “d’arte” Imen Jane, è di nuovo nella bufera: ebbene si, quella che si spacciava per “economista laureata alla Bicocca” e dava lezioni di economia sui social, sbugiardata perché non aveva conseguito alcun titolo all’università, ieri ha avuto la geniale idea di umiliare sui social una commessa di Palermo “rea” di non sapere la storia del negozio dove lavora. Oggi chiede scusa, ma la pezza è peggiore del buco.
Imen Jane e l’umiliazione alla commessa
Imen Jane, influencer con tanto di sponsorizzazioni e marchette assortite su Instagram, ha ricevuto letteralmente valanghe di merda sui social per il modo in cui ha trattato una commessa a Palermo. In una storia Instagram, fatta quando la 26enne italo-marocchina si trovava a Palermo, si vede la sua amica Francesca Mapelli (altra enfant prodige, figlia del magistrato Walter Mapelli e responsabile per il sud Europa di Vice Fashion) mentre discute con il proprietario di uno stabilimento balneare. Nella didascalia si legge: «Qui mentre Francesca Mapelli racconta al proprietario del lido come ci sia rimasta male oggi quando una commessa non le ha saputo raccontare la storia del negozio. La ragazza ha risposto dicendo di non essere pagata abbastanza per informarsi. A quel punto la Mapelli le ha detto che se si fosse informata abbastanza avrebbe potuto avere l’occasione di essere pagata tre volte tanto come guida turistica». Nello stesso video si sente Francesca Mapelli esclamare: “Invece di tre euro all’ora te ne prendi trenta a fare la guida per Palermo a noi milanesi rompico***oni“. Imen Jane le dà il cinque.
Le scuse “sentite”…
Non solo: in un’altra storia Imen Jane si prende gioco di un albergatore siciliano anche lui colpevole di non capire gli anglicismi della sua amica. Entrambe le ragazze, a shitstorm compiuta, hanno perso numerosi follower (solo Imen Jane ne ha persi più di 10mila) dopo l’accaduto. Forse per porre rimedio a questo salasso, la Jane oggi ha deciso di porre le sue “sentite” (le virgolette sono d’obbligo) scuse. “Voglio fare questo video, perché mi dispiace, le stories che ho pubblicato ieri sono molto brutte, offensive, me ne sono resa conto immediatamente” dice. “Evidentemente devo migliorami nella comunicazione (sic!). Ho sbagliato due volte perché sona venuta meno a tutti i valori che ho sempre cercato di raccontarvi”.
La carta del vittimismo
Poi si gioca la carta del vittimismo per smarcarsi dalle accuse di essere stata classista e snob: “I miei genitori sono immigrati sono giovani marocchini andati via dal loro paese in cerca di opportunità che il loro paese non poteva dargli. L’ideologia del ‘sei nella condizione in cui sei perché te lo meriti e non fai abbastanza” non mi appartiene”. Veramente un teatrino squallido, molto meno spontaneo di quello messo in piedi su Instagram con la Mapelli, con quel tanto di piagnisteo stile “sono figlia di immigrati” che più che convincere gli altri sembra essere un tentativo di riguadagnarsi una verginità social (con tanto di sponsorizzazioni) ormai perduta. Mal che vada, può andare a fare la commessa.
Ilaria Paoletti
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