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Immigrazione: quando criminalità e politica vanno di pari passo

by La Redazione
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Immigrazione in Italia

Roma, 11 gen – Cosa succede quando gli obiettivi della criminalità organizzata e di alcuni esponenti politici vengono, sia pur involontariamente, a coincidere? Un curioso parallelismo che, soprattutto per quanto riguarda l’immigrazione, spesso e volentieri trova sempre più riscontro nella realtà.

Smantellata la rete criminale

Incominciamo dal primo fatto. Il 12 dicembre, due reti di trafficanti di immigrati, una greca e una italiana, sono state smantellate grazie a un’operazione congiunta delle autorità di Roma e Atene, in sinergia con Europol ed Eurojust. Le reti criminali erano specializzate nel traffico illecito di clandestini verso l’Italia. Per raggiungere le coste italiane ciascun immigrato ha dovuto pagare il viaggio almeno 6mila euro.

Le relative ordinanze di custodia cautelare erano state emesse dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e della procura di Atene. Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza italiana e dell’unità centrale investigativa di Roma. Per quanto riguarda la controparte ellenica, invece, erano state coinvolte la polizia e la Guardia costiera della Grecia, oltre che le unità di personale dell’Europol, l’agenzia europea di collaborazione delle forze dell’ordine, con il coordinamento di Eurojust, della Dda di Lecce e della Direzione antimafia centrale.

Due brevi considerazioni. La prima è in realtà una domanda: se questi immigrati, come come vengono solitamente descritti dai giornalisti politicamente corretti e dalle associazioni cattoliche come la Caritas, sono privi di risorse, dove avrebbero trovato i 6mila euro richiesti? Seconda domanda: la rete che è stata individuata – e così efficacemente eliminata – non sta a dimostrare per l’ennesima volta la pericolosità dell’immigrazione? Non dimostra tutto ciò come la criminalità organizzate stia lucrando e stia quindi consolidando la sua presenza territoriale?

Immigrazione: le allucinanti proposta della Del Re

Passiamo adesso al secondo fatto. Il 18 dicembre, la viceministro degli Esteri Emanuela Del Re è intervenuta a Ginevra al summit globale sui rifugiati, chiedendo la realizzazione di “un’iniziativa internazionale per promuovere il modello italiano dei corridoi umanitari per una politica migratoria di più ampio respiro, in particolare per garantire l’evacuazione dei migranti dalla Libia”. La viceministro ha altresì invitato la comunità internazionale, soprattutto gli Stati europei, ad aderire al progetto dei corridoi umanitari allargandolo a livello di Unione e coinvolgendo anche la società civile. Il programma si dovrebbe ispirare alle linee d’azione adottate dal governo italiano in materia di politica migratoria e accoglienza dei rifugiati: “Il nostro Paese – ha dichiarato la Del Re – è l’unico al mondo ad essersi impegnato in questo modo per l’accoglienza dei rifugiati provenienti dal Paese nordafricano”.

Ora, questo genere di scelta fatta dal nostro viceministro non contribuisce in modo evidente a logorare in modo inevitabile la nostra identità nazionale e soprattutto a smantellare progressivamente la nostra sovranità? Non è questa, ci consenta viceministro, la politica dell’immigrazione che vogliamo in quanto italiani. Vorremmo infatti salvaguardare soprattutto la nostra identità e i nostri confini territoriali e non diventare una sorta di zona franca per raccogliere tutti gli immigrati provenienti dall’Africa e dal Medioriente.

Roberto Favazzo

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1 commento

Fabio Crociato 12 Gennaio 2020 - 9:03

A Ginevra c’è il summit globale sui rifugiati e basta!! A Ginevra hanno respinto, qualche decennio fa, persino i ricchi, maialoni sauditi… Ma la nostra viceministro non lo sa neppure! Poveri noi, in che mani siamo!
P.S. Criminalità e tossicità vanno di pari passo…, il resto è corollario.

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