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“Gli indicatori regionali? Troppi e complicati, ne bastano 5”. Bassetti si schiera con i governatori

by Cristina Gauri
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bassetti

Roma, 19 nov – «Quattro o cinque parametri sono più indicativi rispetto a 21». Ne è convinto l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e membro dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria, che ha così espresso ai microfoni di AdnKronos il suo parere sulla richiesta delle Regioni di far scendere a 5 i famigerati parametri (per ora sono 21) in base ai quali vengono decise la zona gialla, arancione o rossa.

Il no di Boccia

Proprio ieri Francesco Boccia aveva risposto picche ai governatori e respinto le richieste di modifica e riduzione dei criteri con cui le Regioni vengono spedite nelle varie zone in base ai rischi dovuti all’epidemia di coronavirus. Come detto, i presidenti di Regione chiedevano – e continuano a farlo – che questi parametri siano ridotti dagli attuali 21 a 5 e che, soprattutto, la classificazione del rischio rispecchi la situazione reale dei contagi e dei ricoveri. Ma per il ministro per gli Affari regionali i parametri usati per la classificazione a zone dell’Italia «sono gli stessi su cui la cabina di regia ha lavorato da maggio a oggi e continuerà a farlo».

Bassetti sta con i governatori

A questo proposito, Bassetti di schiera con i governatori, evidenziando che «alcuni dei 21 parametri sono molto complicati e penso che alcuni sono più importanti di altri», mentre gli indicatori fondamentali al fine di definire la situazione sanitaria regionale sono molti di meno: «il sistema non è fatto male, ma quando si guardano l’Rt, il riempimento degli ospedali, l’affollamento dei pronto soccorso e delle terapie intensive e infine il numero dei tamponi positivi sul totale di quelli fatti, ecco che 4-5 parametri sono più indicativi rispetto ai 21».

Procedure più snelle

Una riduzione che non andrebbe solo a vantaggio delle regioni ma che andrebbe a snellire le procedure di valutazione in mano ai tecnici «che devono immettere ogni giorno i dati». In questo modo, «potremmo essere più veloci riducendo il numero e anche l’algoritmo potrebbe lavorare meglio». Altra criticità, secondo l’infettivologo, è data dalla lentezza del sistema di passaggio da un colore a un altro: «Il sistema dei colori va bene, ma occorre anche che le Regioni possano passare da una zona di rischio alta a una più bassa in maniera più veloce se gli indicatori sono rientrati nella normalità».

Il tavolo Regioni-governo

Proprio i parametri saranno al centro di un incontro, previsto per oggi pomeriggio, tra regioni e Governo. Sul tavolo rimane la richiesta di ridurre gli indicatori, perché rimangano solo «quelli sostanziali, che meglio descrivono la situazione epidemiologica», ha precisato a SkyTg24, il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. «Sono di difficile comprensione ma soprattutto di difficile applicazione – insiste – Non si riesce a capire come da questi parametri si arrivi a certe conclusioni. L’altro aspetto fondamentale è che i cinque parametri si possono riferire a dati molto recenti, ad esempio lo stato di occupazione delle terapie intensive, altri dati si riferiscono a una o due settimane prima».

Cristina Gauri

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