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Ci mancava The Border, il gioco per mettersi nei panni dei “migranti”

by Eugenio Palazzini
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the border, gioco di ruolo

Roma, 4 ott – Un gioco di ruolo per mettersi nei panni degli immigrati irregolari che arrivano in Italia con i barconi. E’ l’ultima pensata buonista, giusto per non farvi mancare niente e anzi ampliare il menù della proposta strappalacrime. “The Border”, la frontiera, verrà presentato a Bologna al “Terra di tutti film festival”, in programma dal 10 al 13 ottobre. Gli ideatori lo descrivono come una “live experience intima e toccante”, dove in pratica i partecipanti potranno calarsi nel ruolo delle persone che decidono di attraversare clandestinamente i confini. Pochi momenti di “brivido”, insomma, per mostrarsi solidali ed empatici con i “fratelli migranti” insomma.

“La Frontiera è un LARP (Live Action Role-Playing) che parla di migrazioni, frontiere e umanità. Una forma nuova, diversa, in cui non ci sono spettatori, ma solo partecipanti”, scrivono gli autori su Facebook. “È pensato per essere un evento immersivo, potente, che arriva dritto al cuore e al cervello dei partecipanti. Un percorso che ci mette davanti alle nostre ipocrisie, ai nostri limiti. Parla di 30 miglia di mare, di ciò che non vorremmo essere”, aggiungono entusiasti gli autori del gioco. The Borders non è altro che l’ennesima trovata no borders per farci sentire in colpa e per propagandare il magico mondo senza frontiere, ormai divenuto una sorta di american dream della sinistra fucsia.

Illusioni veteroanarchiche

Così, sempre più persuasi della necessità di cancellare i confini per comprendere gli altri, gli strilloni terzomondisti finiscono semplicemente per negare cultura e identità dei popoli. In effetti sarebbe tutto più facile, perché non ci sarebbe più nulla da comprendere. “La trama del gioco è tragicamente attuale – dicono gli ideatori del gioco- soprattutto in un momento storico in cui la chiusura delle frontiere e le politiche di gestione dei flussi migratori mette costantemente alla prova la nostra capacità di essere umani”. Qualcuno ricorda un momento storico in cui le frontiere erano completamente aperte e chiunque poteva attraversarle senza un regolare permesso? No, ma poco importa. Ciò che conta è sparare la solita baggianata veteroanarchica de “la mia patria è il mondo intero”, per sentirsi più buoni. In fondo è solo un gioco, un’illusione che dura poco.

Eugenio Palazzini

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2 comments

Commodo 8 Ottobre 2019 - 1:29

Il “gioco” sarebbe ancor più emozionante… Se, per LEGGE, si sparasse al NEGRANTE!…..

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Ospite 15 Ottobre 2019 - 10:53

Che bell’articolo scritto senza sapere ciò di cui si parla

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