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Mare Jonio indagata sul business sbarchi, la protesta di CasaPound a Ragusa

by La Redazione
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Ragusa, 3 mar – In merito all’indagine sulla Mare Jonio della Ong Mediterranea Saving Humans CasaPound Italia protesta nelle vicinanze del Tribunale di Ragusa con l’affissione di manifesti che condannano il business degli sbarchi.

L’indagine sulla Mare Jonio

Nei giorni scorsi dalla Procura di Ragusa, a conclusione di una lunga fase di indagini condotte da un gruppo interforze, è partita la disposizione del sequestro della nave Mare Jonio, cargo della Ong Mediterranea, e di perquisizioni personali e locali in diverse città italiane. Indagate inoltre 4 persone – tra cui Luca Casarini, volto assai noto nel mondo arcobaleno dell’accoglienza rose e fiori e dei centri sociali – in qualità di soci, amministratori e dipendenti della Società Idra Social Shipping (società armatrice dell’imbarcazione in oggetto). Da quanto emerge dalle prime indiscrezioni delle indagini, Idra avrebbe incassato un bonifico con una somma a sei cifre per il trasbordo dei 27 immigrati, dalla Maersk Etienne, petroliera danese, sulla Mare Jonio.

CasaPound protesta a Ragusa

“Abbiamo affisso striscioni nella notte, nelle vicinanze del tribunale di Ragusa, per ribadire ciò che per CasaPound è noto da tempo” sottolineano i militanti della tartaruga frecciata. “Ossia, che il ruolo delle Ong presenti nel Mediterraneo centrale è esclusivamente quello di traghettare il prezioso, per loro, carico di immigrati verso l’Italia“. “A noi l’indagine della procura di Ragusa” sulla Mare Jonio «non sorprende più di tanto convinti come siamo, numeri e dati alla mano, di come la presenza delle varie Ong faccia da fattore attrattivo per le partenze dalle coste libiche coadiuvando l’attività degli scafisti”.
Prosegue CasaPound: “Siamo consapevoli anche del fatto che gli stessi traghettatori siano poi legati a stretto giro a tutto il mondo delle strutture di accoglienza, che grazie alla presenza dei clandestini guadagna cifre da capogiro con i soldi dei contribuenti italiani. Il tutto ovviamente aggravato dalla situazione contingente, che vede i nostri connazionali alle prese con Dpcm e restrizioni varie senza avere la possibilità di lavorare e guadagnare dignitosamente” conclude Cpi.

Mare Jonio: la punta dell’iceberg di un vorticoso giro di denaro

Fino a quando si dovrà sottacere il vorticoso giro di soldi che sostiene la famigerata accoglienza dai toni buoni e commiserevoli? In questi giorni si sta concludendo il lavoro della Commissione chiamata ad affidare, attraverso procedura a gara aperta, i servizi di gestione e funzionamento dell’hotspot di Lampedusa, con importo complessivo per un anno di quasi 3 milioni di euro.
Ma tutto questo sarebbe impossibile se non ci fossero da più parti “iniezioni” di provvedimenti ad hoc: ieri, 2 marzo, in Commissione Esteri della Camera dei deputati è stato votato un emendamento allo statuto istitutivo della Corte penale internazionale che introduce il nuovo crimine internazionale di aggressione. Uno solo il voto contrario all’emendamento che presto approderà al Parlamento, quello di FdI; bloccare una nave di immigrati verrà pertanto considerato un reato penale.

Sospeso il blocco alla Sea Watch 4

E per una Mare Jonio che si ferma, arriva un provvedimento del Tar di Palermo che sospende il blocco alla Sea Watch 4, ferma nel porto siciliano dallo scorso settembre per diverse irregolarità. Prima fra tutte, quella di avere a bordo un numero troppo alto di persone rispetto alle dotazioni presenti a bordo di una nave da carico, che non è precisamente una nave da crociera. Come si può notare, dunque, tutto rema affinché sbarchi e business continuino indisturbati. E per i soliti comitati d’accoglienza comunichiamo che oggi nel pomeriggio il porto di Augusta sarà l’approdo della Sea Watch 3 con 363 immigrati, mentre i soliti noti si fregano le mani.
Emanuela Volcan 

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