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“Mary Poppins è discriminatorio”: la dittatura politicamente corretta colpisce ancora

by Andrea Grieco
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Mary Poppins

Roma, 28 feb – Dopo cinquanta anni passati nei cinema e nelle case di intere generazioni, anche Mary Poppins, il classico Disney del 1964 diretto da Robert Stevenson con la celebre Julie Andrews, trova la scure del politicamente corretto. La British Board of Film Classification ha deciso di vietare la visione del film ai minori di 12 anni in quanto sarebbe veicolo di un “linguaggio discriminatorio”, declassando la pellicola dal bollino verde “U” (ovvero per tutti) alla categoria con bollino arancione “PG” (supervisione dei genitori). L’ennesimo caso di stigmatizzazione e censura da parte delle alte gerarchie del pensiero unico.

Il “linguaggio discriminatorio” di Mary Poppins

Il fantomatico linguaggio che secondo la BBFC rappresenterebbe un caso di forte discriminazione si riferisce al termine “ottentotti”. Questo epiteto fu storicamente usato dai coloni olandesi che nel XVII secolo, per primi, si insediarono intorno al Capo di Buona Speranza, estremità meridionale dell’odierno Sudafrica, per riferirsi alle tribù del luogo. Queste popolazioni, le quali si davano il nome di Khoi-khoin, vennero così chiamate in seguito anche dai britannici che subentrarono in quelle colonie. All’interno del film Mary Poppins, il personaggio dell’ammiraglio Boom usa il termine due volte per riferirsi, come similitudine, a degli spazzacamini pieni di fuliggine in viso e per raccontare di un suo prossimo viaggio in mare per “sconfiggere gli Ottentotti”.

L’offensiva della grande cancellazione

Appare davvero difficile, se non impossibile, spiegare l’assurdità di un provvedimento del genere a chi, obnubilato dal fanatismo ideologico, non intende ascoltare. La censura di pellicole per assurde discriminazioni e stereotipi offensivi rappresenta una piccola parte della ben più ampia offensiva portata dalla retorica della grande cancellazione che da tempo ormai attacca la base della nostra cultura. Un rifiuto della storicità, tipico di un approccio puritano anglosassone, che accetta la distorsione del linguaggio e l’oblio in nome di vuote astrattezze. Questa legittimazione della furia censoria su rappresentazioni “non accettabili per il pubblico moderno”, plasma la società cancellando un’intera idea di civiltà.

Andrea Grieco

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