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Milano: gli autisti Atm si rifiutano di trasportare i profughi

by Paolo Mauri
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atmmilanoMilano, 18 giu – Il coordinamento delle rappresentanze sindacali dell’Atm (l’Azienda Trasporti Milanesi) ha redatto una lettera in cui esprime la volontà dei conducenti di non effettuare il servizio di trasporto profughi dalla stazione Centrale di Milano ai centri di accoglienza a causa della mancanza di garanzie igienico/sanitarie per i lavoratori e per gli utenti.

I conducenti hanno espresso la loro preoccupazione in quanto il servizio di igienizzazione dei mezzi dopo il trasporto dei profughi non verrebbe regolarmente effettuato dalla società di trasporti pubblici, pertanto nello scritto, firmato da tutte le rappresentanze sindacali esclusa, sembrerebbe, la Cgil, si invitano tutti i conducenti a “non effettuare tale servizio e a mettersi subito in comunicazione con la Rsu di impianto”. Lamentano inoltre che non sono stati dotati di guanti e mascherine protettive, al contrario delle forze dell’ordine presenti sui mezzi, e soprattutto che non sono stati informati degli eventuali rischi per la salute e se esista o meno un’ordinanza prefettizia che li obbliga ad effettuare tale tipo di servizio.

Il rischio scabbia, malattia della pelle molto contagiosa e alquanto fastidiosa la cui casistica è aumentata esponenzialmente tra gli immigrati accampati provvisoriamente nella stazione Centrale, ha fatto da collante nella base sindacale che rifiuta ogni accusa di razzismo dicendo che si tratta solo di “una questione sanitaria” e pretendono “prevenzione e tutela della salute” da parte dell’Atm.
Rivendicazioni sacrosante a fronte della situazione di emergenza causata dalla recente ondata di immigrati che ha travolto la Lombardia ed in particolare la città meneghina; emergenza però, che non è recente ma che, guarda caso, ha il suo inizio con l’operazione “Mare Nostrum” iniziata nel 2013 e soprattutto con “Triton”.

(fonte Ministero dell'Interno)

(fonte Ministero dell’Interno)

Qui i dati parlano chiaro: circa 13mila arrivi nel 2012 (ad un anno di distanza dalla crisi Siriana), 42 mila nel 2013 e ben 170 mila nel 2014 (dati Ministero dell’Interno). Basterebbero questi numeri a far crollare il teorema che vuole tutti gli immigrati come dei rifugiati che scappano da guerre e persecuzioni, e a sottolineare l’evidente correlazione tra l’aumento del numero degli arrivi e le operazioni di recupero in mare.

Niente razzismo quindi, se sono i sindacati a richiedere garanzie di sicurezza e a rifiutarsi di “accogliere” gli immigrati, perché, come sempre succede quando si tratta di certi argomenti delicati come questi, c’è chi ha diritto di lamentarsi e richiedere diritti sacrosanti in piena libertà “sinceramente democratica” e chi invece no, pur avanzando le medesime rivendicazioni.

Paolo Mauri

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