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Scandalo nomine, chiesto processo disciplinare per Palamara, il renziano Ferri e altre 8 toghe

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 25 giu – Per Luca Palamara e altri 9 magistrati coinvolti nelle indagini sull’ex pm romano scatta la richiesta di processo disciplinare. La procura generale della Corte di Cassazione ha concluso la prima fase dell’istruttoria disciplinare e ha chiesto il processo alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura per 10 magistrati in relazione all’incontro avvenuto in un albergo di Roma, l’hotel Champagne, in cui hanno discusso su come pilotare le nomine ai vertici delle principali procure italiane. A dare l’annuncio in conferenza stampa il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi. Nel dettaglio, il giudizio disciplinare è stato chiesto oltre che per l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Palamara, per i 5 ex togati del Csm dimissionari lo scorso anno, Antonio Lepre, Luigi Spina, Corrado Cartoni, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli, Cosimo Maria Ferri (oggi deputato di Italia Viva), l’ex pm romano Stefano Fava, l’ex pm della Dna Cesare Sirignano più due magistrati segretari del Csm, per uno dei quali la richiesta di giudizio disciplinare era già stata avanzata.

Il pg della Cassazione: “Inchiesta punto di non ritorno, irreversibile”

Per tutti i magistrati raggiunti dal provvedimento, uno dei punti contestati è l’interferenza nell’esercizio dell’attività del Csm. “L’elemento sta nel fatto che le scelte venivano esposte in relazione a condotte, richieste o temute, rispetto a posizioni processuali per favorire qualcuno o danneggiare qualcun altro”, spiega Salvi. Lo scandalo esploso con l’inchiesta di Perugia sull’ex membro del Csm ed ex leader della corrente dell’Anm UniCost “ha segnato un punto di non ritorno, quello che è successo è irreversibile“, non ha dubbi Salvi. “L’impatto sull’opinione pubblica è stato pessimo – sottolinea – ma proprio per questo c’è un gran desiderio di voltare pagina” (punendo i nomi che sono usciti dalle indagini).

“Per Ferri chiesto autorizzazione alla Camera per usare intercettazioni”

Per quanto riguarda Ferri, abbiamo chiesto alla Sezione disciplinare del Csm di chiedere l’autorizzazione alla Camera per l’utilizzazione nei suoi confronti delle intercettazioni utilizzate”, precisa il procuratore generale (già vicepresidente dell’Anm ed esponente delle toghe rosse di Magistratura democratica).

“Magistrati coinvolti rischiano anche le sanzioni più gravi”

Il processo disciplinare potrebbe essere soltanto la prima delle azioni disciplinari per gli indagati. Il pg della Cassazione lo dice chiaro e tondo: i magistrati coinvolti “rischiano anche le sanzioni più gravi”. Tutto dipende dall’esame delle chat nel cellulare di Palamara, a cui la procura generale della Cassazione sta ancora lavorando. “Non è possibile parlare di numeri e nomi, neanche nei prossimi giorni, il lavoro deve essere completato – chiarisce Salvi – e non ci può essere alcuna anticipazione fino a quando le persone coinvolte non avranno avuto la notificazione dei provvedimenti”. Tuttavia il pg della Cassazione anticipa che “ci sono conversazioni che riguardano anche consiglieri del Csm in carica. Ma dobbiamo fare un lavoro completo che consenta di selezionare le diverse condotte”. Insomma, il pg lascia intendere che potrebbero uscire fuori altri nomi di peso e che lo scandalo possa coinvolgere altri magistrati e ambiti della giustizia italiana.

Palamara: “Ho creato io il partito dei pm”

Dal canto suo, l’ex boss di UniCost che ha gestito per anni la spartizione delle nomine in base alla logica delle correnti nell’Anm (da cui è stato espulso) non si nasconde. “Posso affermare tranquillamente che sono stato io a creare il ‘partito dei pm’”, dice intervistato dal Riformista. Ma Palamara punta il dito contro l’intero sistema delle correnti. Siamo sempre lì, Csm e Anm hanno totale autonomia e indipendenza e agiscono indisturbati: chi controlla i controllori?

Adolfo Spezzaferro

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