Roma, 11 giu – Come riporta Vittorio Feltri su Il Giornale, “la commissione giustizia dell’Ordine dei giornalisti ha infatti approvato un emendamento che solleva gli iscritti dall’obbligo di pagare di tasca propria eventuali risarcimenti a persone diffamate nel caso in cui le pubblicazioni siano fallite o chiuse.” Guarda caso il provvedimento è stato preso proprio quando Concita De Gregorio e alcuni giornalisti dell’Unità si sono visti pignorare case e stipendi. Un emendamento a firma Walter Verini, capogruppo del Pd in commissione ed ex braccio destro di Walter Veltroni, anch’egli ex direttore della testata fondata da Antonio Gramsci.
Una legge ad personam in Italia è ormai sinonimo per tutti, grazie alla litania mediatica del giornalismo correct, di “salva Berlusconi”. Dalle colonne della defunta e forse risorgente Unità abbiamo letto di tutto a riguardo. In particolare dalla penna della De Gregorio, ex direttore della storica testata già comunista, di certo non sono uscite parole di solidarietà nei confronti del tanto odiato Silvio. A proposito del patrimonio in crescita, in periodo di crisi economica, dell’acerrimo nemico, la De Gregorio scriveva piccata: “ancora un segno del fatto che il destino del Paese non è uguale per tutti”.
Lezioncine di moralità e tono da immacolata a parte, l’accusa possiamo pure convenire che fosse per certi versi fondata. A questo punto quindi ci dovremmo aspettare analoghe riprovazioni nei confronti proprio di chi a suo tempo lanciava tali “J’accuse”? L’interrogativo è d’uopo e temiamo senza speranza di cancellazione. Come ammettere d’altronde che stavolta una legge è stata concepita non per salvare il mostro di Arcore, bensì proprio a favore della compagna Concita?
Certo, si può anche affermare che questa legge sia giusta di per sé, ma come non pensar male? Siamo al complottismo? Alla malafede? Possibile che i moralisti benpensanti che sempre si sono scagliati contro i “salva Berlusconi” adesso usufruiscano di provvedimenti analoghi? A riguardo, Nicola Molteni della Lega, membro della suddetta commissione giudicante, ha le idee piuttosto chiare e ieri si è astenuto dalla votazione. Motivo? “Quell’emendamento è stato ritagliato in modo sartoriale per una vicenda specifica – sostiene Molteni – È stato cucito per il caso Unità e dunque per questo la Lega ha deciso di astenersi”.
Magari si sbaglia. Intanto però leggiamo: “il testo rivede la normativa sulla diffamazione e prevede la cancellazione della pena del carcere per questo tipo di reato”. Non possiamo che concordare, chissà se avrebbe concordato anche la De Gregorio dalle colonne dell’Unità se a beneficiarne fosse stato un giornalista non ascrivibile agli immacolati di sinistra.
Eugenio Palazzini