Roma, 3 dic – Hanno amici potenti: da Richard Gere a Penélope Cruz, dal sindaco di Barcellona Ada Colau all’intero apparato mediatico internazionale. Open Arms non è più una Ong che-salva-migranti-in-mare. È un colosso che macina soldi, riscuote applausi, mira alla fama e la ottiene. Tanto che è stato persino girato un film propagandistico sulle sue «eroiche gesta» nel Mediterraneo. Per averle messo i bastoni tra le ruote, Matteo Salvini è finito a processo con le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Ma non è tutto oro quel luccica nel fantastico mondo degli «umanitari». Anzi, grattando sotto la patina della retorica savianesca, ne emerge un puzzo nauseabondo. E un video che prova che Open Arms è in contatto con gli scafisti.
Un sottomarino inguaia le superstar dell’accoglienza
Nel procedimento contro l’ex ministro dell’Interno, infatti, l’altro ieri sono stati acquisiti agli atti diversi documenti che gettano una fosca luce sulla Ong spagnola e i suoi possibili legami con i trafficanti di esseri umani. L’informativa, più nello specifico, è stata redatta dalla centrale operativa dell’Alto comando a Roma e contiene due audio, 27 video e 16 foto scattate il 1° agosto 2019 dal sottomarino «Venuti» della Marina italiana. In sostanza, il sommergibile ha registrato le operazioni di Open Arms il giorno stesso in cui imbarcò i 147 migranti per cui Salvini è finito a processo.
Open Arms e i contatti con gli scafisti
Dai documenti emerge che l’imbarcazione dell’Ong si trovava «78 miglia al largo delle coste libiche», quindi ben lontano dalle acque italiane. E infatti, si legge nelle carte, «nell’area descritta le autorità libiche stavano già effettuando attività SAR a favore di altri due gommoni mediante la propria motovedetta Fezzan». Inoltre, la nave di Open Arms, «senza alcun apparente motivo, ha modificato i propri elementi del moto in rotta e velocità» per raggiungere il barcone carico di migranti, peraltro in un momento in cui l’imbarcazione «si trovava a distanza ottica/radar dalla quale non era in grado di poter visualizzare il barcone». Ecco perché sussiste «la possibilità che siffatta posizione sia stata passata alla Ong da terzi ignoti», e cioè, in pratica, dagli scafisti.
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Peggio ancora: il barcone dei migranti aveva «una capacità propulsiva significativa idonea a fronteggiare situazioni di emergenza». In sintesi, denuncia la Marina italiana, il barcone non stava affondando. E quindi Open Arms – probabilmente informata dagli scafisti – non ha salvato nessuno: ha più precisamente traghettato 147 clandestini dalle coste libiche in territorio italiano. Con tante grazie dei trafficanti di esseri umani.
Valerio Benedetti
1 commento
[…] schiacciante. E dei video che provano i contatti tra la Open Arms e scafisti vi avevamo già parlato tre giorni fa su questo giornale. Nel procedimento contro l’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, come scrive Valerio […]