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Business immigrazione, quei pacchetti viaggio per clandestini sbarcati in Italia (Video)

by Emanuela Volcan
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Catania, 26 apr – “Immigrazion€, un business milionario“, riecheggia più forte che mai il grido di protesta comparso nelle città italiane, poco più di dieci giorni fa, a firma CasaPound Italia, sulla situazione di cronica emergenza che sta subendo il nostro Paese e a cui il governo dalle mille promesse non pare rispondere in modo efficace. Anzi, le cifre sono addirittura triplicate rispetto all’anno scorso, che già era stato da record. La conferma che ciò che sta avvenendo è un autentico business, con l’avallo dei buonisti dell’accoglienza “sempre e comunque”, è la notizia giunta nelle redazioni solo da poche ore, ovvero la conclusione di una vasta operazione condotta dalla Squadra Mobile della Polizia di Catania su delega della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo etneo volta a sgominare il traffico di essere umani tra l’Africa subsahariana e l’Italia, con punto di snodo proprio la città siciliana ai piedi dell’Etna. Stamani gli Agenti hanno dato esecuzione a decreto di fermo di indiziato di delitto a 25 persone, guineani e ivoriani, accusati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli arrestati gestivano in pratica pacchetti viaggio per clandestini.

Quei pacchetti viaggio per clandestini sbarcati in Italia

Dalle prime notizie trapelate sull’operazione denominata “Zendaya” l’organizzazione offriva, per un pagamento di oltre mille euro, un autentico pacchetto “viaggio”, dalla partenza all’arrivo nella zona d’Italia o nel Paese europeo prescelto, come dichiarato dal Direttore della Centrale Anticrimine della Polizia di Stato Prefetto Francesco Messina: “Con questo intervento si è riusciti a disarticolare diverse cellule di favoreggiatori dell’immigrazione clandestina presenti su tutto il territorio italiano, ciascuna con specifici compiti di accoglienza, gestione e invio oltre confine. Le indagini della Polizia di Stato, coordinate dalla Dda di Catania, hanno consentito di appurare che i soggetti incriminati erano in grado di contattare il migrante direttamente in territorio africano (Costa d’Avorio, Mali, Marocco, Libia) e di condurlo, dietro pagamento di somme di denaro superiori ai mille euro, nel paese europeo prescelto. Reati gravi, commessi in diversi paesi e caratterizzati dalla transnazionalità. Colpire i partecipanti a queste consorterie continua a essere una priorità per la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato”.

Un problema (anche) politico

L’indagine era partita dalle dichiarazioni di una minorenne che, prelevata dalla comunità, era stata portata su un autobus diretto al nord e dove ad attenderla vi erano alcuni dei suoi aguzzini. Notizie come questa ormai non rappresentano più un unicum e il lavoro per forze di polizia e inquirenti sta aumentando esponenzialmente, in rapporto all’incremento indiscriminato di arrivi sulle nostre coste. Il fenomeno è complesso, ma tra ONG che prelevano, anche pagando (si ricorderà l’affaire Mare Jonio-Maersk Etienne, le cui indagini sono state chiuse a dicembre 2022), tra i barchini che fanno spola tra Africa e Sicilia, e certo non gratuitamente, tra accoglienza molto presunta (come non ricordare le condizioni dei vari hotspot), diventa sempre più impellente non soltanto individuare e sgominare le bande composte da delinquenti dedite al traffico di esseri umani (la schiavitù 3.0), ma porre un argine anche frenando quelle stesse parti politiche, ormai da un lato e dall’altro del semicircolo parlamentare, che continuano a parlare di accoglienza con gli occhi a cuoricino. Clandestini che sconquassano il mercato del lavoro, che ingrassano le fila della delinquenza e che solo in minima, minimissima parte, hanno diritto a restare nel nostro territorio. Su una cosa ha ragione il governo Meloni: è emergenza.

Emanuela Volcan

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