Roma, 12 mag — «Affitta» una prestazione con una squillo per due ore, alla cifra di 150 euro; ma lei lo caccia di casa (dove è avvenuto l’incontro) dopo un’ora, rifiutandosi di restituire metà dell’importo. Lui cosa fa? Telefona ai militari dell’Arma per risolvere il contenzioso, da bravo cliente insoddisfatto.

Disavventura con la squillo 

Il fatto è avvenuto ieri a Vercelli ed è stato reso noto dal Comando dei Carabinieri. Il sito PrimaVercelli ha pubblicato il resoconto del grottesco intervento «di un equipaggio del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Vercelli nella mattinata di ieri 11 maggio, chiamato da un 32enne che, al numero di emergenza “112”, aveva sostenuto di avere avuto un diverbio con una donna e di essersi sentito trattato ingiustamente».

I militari procedono con il descrivere la natura del contenzioso con la squillo. «Nella sostanza, ai Carabinieri intervenuti sul luogo del presunto litigio, il richiedente – senza la presenza della controparte – riferiva di avere pattuito con una donna la somma di 150 Euro per un rapporto sessuale a pagamento della durata di due ore, mentre la prestatrice d’opera, trascorsa la prima ora, lo aveva allontanato dalla propria abitazione per l’asserito sopraggiungere di un parente, fattore che non le avrebbe consentito di adempiere al patto stabilito».

Con le pive nel sacco

Il 32enne richiedeva ai militari dell’Arma di intervenire affinché la donna «restituisse metà del compenso già preliminarmente percepito, anziché assicurare al cliente una specie di “bonus” per la consumazione dell’orario rimanente in un’altra occasione, come da lei proposto». Insomma: la prostituta, anziché restituire metà della cifra, aveva proposto all’uomo di tornare un’altra volta, ovviamente senza pagare. Ma il 32enne avevastorto il naso. «Appurato subito che non era stata commessa alcuna condotta illecita da parte di entrambi contendenti, i militari hanno con calma invitato il giovane a riconsiderare la propria richiesta, spiegandogli che, comunque sia, non è loro compito intervenire in favore dell’una o dell’altra parte in causa, specialmente in considerazione del fatto che il motivo del contendere non rivestiva carattere di illecito penale».

Al 32enne non è rimasto altro da fare che tornarsene a casa con le proverbiali pive nel sacco, e, immaginiamo, con una grande frustrazione. Concludono i militari dell’Arma, non senza una certa vena autocelebrativa: «Ancora una volta, anche grazie alla capacità relazionale dei Carabinieri intervenuti, tutto è finito per il meglio, ed il 32enne ha ripreso la via di casa digerendo senza ulteriori discussioni o pretese la propria inevitabile delusione».

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

2 Commenti

  1. Ha fatto bene perché la tizia lo voleva truffare, evidentemente è abituata a farlo. Questo evidenzia il fatto che la professione andrebbe regolamenta.

    • Ha fatto bene la tizia, gli ha detto di ripresentarsi perché il peduncolo non si alzava più manco con il carro attrezzi…

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