Le continue tensioni tra lo Stato di Israele e i territori della Palestina sembrerebbero essere arrivare ora ad un reale punto di crisi, con l’escalation militare che ha raggiunto l’anticamera di un vero e proprio conflitto, il quale sembra ormai alle porte. In seguito alle diverse provocazioni di Israele negli ultimi mesi, questa mattina si è verificato un massiccio attacco da parte di Hamas, la principale organizzazione islamista palestinese, che ha investito diverse città israeliane. L’immediata risposta del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu non ha lasciato spazio alla moderazione: “Cittadini di Israele, siamo in guerra e non è solo un’operazione, è proprio una guerra“.
La risposta di Netanyahu
Il premier israeliano ha dato ordine all’esercito di richiamare i riservisti e di “rispondere alla guerra con irruenza e un’ampiezza che il nemico non ha conosciuto finora”. “Il nemico – ha sottolineato – pagherà un prezzo che non ha mai dovuto pagare. Vinceremo”. Queste le parole di Netanyahu dopo l’“Alluvione Al-Aqsa”, nome scelto dai vertici di Hamas per identificare l’operazione portata avanti alle prime luci di oggi. Oltre ad aver colpito diversi centri cittadini con migliaia di missili, dal territorio della Striscia di Gaza alcuni miliziani hanno attraversato il confine sud israeliano e sono entrati nel Paese.
Le rivendicazioni di Hamas
Il comandante di Hamas, Muhammad Al-Deif, ha dichiarato la “rivoluzione” e invitato ogni palestinese a “tirare fuori un’arma se la possedete”. I portavoce dell’organizzazione palestinese hanno affermato come questa sia “una guerra contro gli invasori”, aggiungendo in seguito: “Vogliamo che la comunità internazionale fermi le atrocità a Gaza, contro il popolo palestinese, i nostri luoghi sacri come Al-Aqsa. Tutte queste sono le ragioni dietro all’inizio di questa battaglia”.
Andrea Grieco