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“La passerella di Silvia? Una stronzata”. Lo zio della Romano accusa il governo

by Cristina Gauri
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silvia romano

Milano, 15 mag – Torna a parlare lo zio di Silvia Romano, Alberto Fumagalli. L’uomo, in collegamento telefonico con il programma La Zanzara, è intervenuto nuovamente – e nuovamente togliendosi qualche sassolino dalla scarpa – sul rientro in Italia della nipote, la cooperante 24enne sequestrata in Kenya nel 2018 e liberata sabato scorso.  «Mia nipote non doveva essere esposta così. La cosa è stata gestita male», riferendosi alla passerella fotografica che la attesa scendendo dall’aereo e al suo ritorno nell’abitazione milanese.

Non usa mezzi termini il signor Fumagalli: «Non so se avete notato la passerella con tutti i fotografi come a Cannes quando è scesa dall’aereo. Ma cos’è sta stronzata?», si chiede. E punta il dito contro il governo per avere inscenato la parata mediatica che ha fatto tanto discutere nei giorni scorsi: «Ma perché non la mandate subito dai genitori? – attacca riferendosi al momento dopo l’atterraggio – Non so se avete visto quanto tempo ci ha messo Silvia a scendere dall’aereo. Ci ha messo tanto perché lì c’è stata una discussione. Vestita così non andava bene», racconta. «Perché era pronto tutto il loro star system. Era meglio scendere vestita diversamente? E’ quello che sto dicendo. E’ stata gestita male. E poi lei è testarda. Non doveva scendere vestita in quel modo ed in più le doveva scendere ed andare subito in una stanzetta per raggiungere la famiglia. Non doveva essere un atto trionfale. Doveva essere una cosa intima, trionfale tra di noi che non la vedevamo da un anno e mezzo».

Lo zio di Silvia parla poi della conversione: una scelta che ha ulteriormente polarizzato il dibattito sul ritorno della nipote. Lui si dimostra scettico. «Sono rimasto colpito dalla conversione, certo. Già era un simbolo politico, adesso è diventata un simbolo religioso». Ma nonostante le perplessità non le fa mancare il sostegno: «Io mi devo sincerare se lei vuole veramente questa cosa», spiega. «Se è una scelta sua indipendente, fatta volontariamente, io voglio bene a Silvia, cosa faccio…? Io le posso bruciare il passaporto, ma se so che lei ci vuole andare veramente, non gli brucio mica il passaporto?».

Il signor Alberto butta anche acqua sul fuoco sulla questione del lancio di bottiglia di cui è stata fatta oggetto la facciata della casa dove risiede la famiglia di Silvia: «Saranno stati degli ubriachi alle due, tre di notte che hanno lanciato delle bottiglie. Sapevano già dove abitava lei, è diventata un simbolo. Sono arrivati al primo piano ed i cocci sono arrivati alla vicina, poveraccia. Erano degli ubriachi con lo scooter che urlavano ed hanno lanciato delle bottiglie», minimizza. «Ma non abbiamo paura, figurati se Silvia ha paura dopo quello che ha passato. Purtroppo è dovuta venire la scientifica, sono venuti i Ris ed hanno creato fastidio a noi, così, nella nostra privacy. Poi ci sono le telecamere 24h, ne ho contate dodici, puntate alle loro finestre. Tutto è sotto controllo, ma credo sia una cretinata, non è un gesto dimostrativo, ma un gesto di due ubriaconi».

Cristina Gauri

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