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Pedofilia online: 26 arresti nell’ambito della retata Black Room

by Andrea Bonazza
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Roma, 28 set – E’ scattata alle prime ore dell’alba di oggi la retata denominata Black Room contro una vasta rete di pedofili sul web. ramificata in tutta Italia. Al centro della vicenda vi è un orribile mercato clandestino di file, foto e video, prodotto dalla sfruttamento sessuale di soggetti minorenni, anche di tenera età. I pedofili si tenevano in contatto tra loro su una chat privata, ma la polizia postale è riuscita a scoprire la piattaforma di messaggistica online, identificando 26 persone in 9 diverse regioni italiane.

Una vasta rete di pedofilia pornografica sul web

Nell’ambito della retata soprannominata Black Room, è stato arrestato in flagranza di reato anche un giovane cittadino straniero, residente in Calabria, che vendeva costosi file pedo-pornografici. L’arresto del presunto pedofilo è il risultato di un intreccio investigativo con il Compartimento polizia postale di Torino. L’operazione è stata coordinata dalla Procura di Napoli e ha portato alla perquisizione di 26 abitazioni. 26 soggetti sono ora dunque gravemente indiziati di detenzione e commercio di materiale realizzato mediante sfruttamento di minori. Le perquisizioni sono cominciate alle prime ore dell’alba e hanno coinvolto le regioni: Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Umbria, Toscana e Calabria. Le autorità hanno disposto immediatamente la chiusura dei canali, gruppi e chat-bot presenti sulla piattaforma online.

Black Room sotto copertura

Denominata Black Room, l’indagine è stata diretta dalla IV Sezione fasce deboli della Procura di Napoli, condotta dalla polizia postale della Campania e coordinata dal Centro nazionale di contrasto alla pedo pornografia online di Roma. “L’indagine è stata condotta dagli investigatori partenopei in modalità undercover (sotto copertura, ndr) e ha consentito di smantellare una rete di utenti che, su una nota piattaforma di messaggistica istantanea ritenuta dagli indagati affidabile in ragione dell’anonimato garantito, gestiva la compravendita di materiale prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di minori anche di tenera età”. L’attenzione degli investigatori diretti dalla Procura di Napoli “si è focalizzata in modo particolare sulla presenza di alcuni gruppi chiusi, in cui veniva divulgata una grande quantità di materiale pedo pornografico, ai quali potevano accedere soltanto gli utenti ritenuti affidabili dagli amministratori previo pagamento di una somma di denaro che abilitava all’iscrizione al gruppo”.

Più erano piccoli i bimbi, più alti i compensi

Dopo essersi introdotti sotto copertura in alcuni canali di condivisione dei file pedo-pornografici, gli inquirenti sono riusciti a instaurare un rapporto di fiducia con gli utenti. Gli interlocutori si mostravano quindi interessati allo scambio o alla cessione del materiale in cambio di somme di denaro. I prezzi variavano in base all’età delle vittime degli abusi: più i bambini erano piccoli, più il materiale risultava costoso. Una piaga, quella della pedofilia, che dai Paesi anglosassoni, negli ultimi anni sta colpendo anche l’Italia. Da una parte, il maggiore complice di questo cancro umano e sociale, è un internet sempre meno controllato sui veri pericoli (altro che censure politiche etc.). Dall’altra parte, però, il problema di fondo è la stessa società occidentale nella quale viviamo; spinta sempre più verso un progressismo cieco, che in nome di fantomatiche libertà individuali, tollera e fomenta idee e attività che portano a pericolose devianze e malattie mentali.

Andrea Bonazza

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