Pisa, 7 lug — L’Italia è oscurata dall’ombra della crisi economica e dello sblocco dei licenziamenti, ma al liceo artistico Russoli di Pisa e Cascina non ci si lascia distrarre da questi problemucci da plebei: da oggi, infatti, gli studenti potranno da oggi chiamarsi con l’«alias», cioè il nome di «elezione di genere» (quello cioè corrispondente al sesso in cui si identificano) e non più con quello di battesimo, assegnato alla nascita.
Per cambiare genere non servirà il certificato medico
La decisione avrà effetto anche sulla documentazione ufficiale. Il nome scelto per la transizione, infatti, sarà visibile nei quadri, nel libretto per le assenze e nel registro elettronico. E non sarà necessario esibire un certificato medico: basterà il consenso dei genitori. La scelta dell’alias dovrebbe riguardare cinque studenti su circa settecento in tutto l’istituto. Per ora.
Esulta l’artefice dell’iniziativa, la professoressa di italiano, Lorenza Conte, referente dell’istituto per le Pari opportunità. «Grazie a questa iniziativa — spiega a La Nazione — i nostri studenti che non si sentono di appartenere al genere di nascita (maschi o femmine che siano) possono decidere di cambiare nome nell’ambito della vita scolastica e in tutti i documenti interni alla nostra scuola. È un passo avanti piuttosto rivoluzionario anche perché noi non richiediamo alcuna certificazione medica per compierlo». Insomma, meglio cancellare la propria identità e inventarsene una di sana pianta piuttosto che affrontare il problema della disforia di genere. L’unico disturbo che non viene curato, ma assecondato.
E l’Oms avvalla queste iniziative
Disturbo? Ma non diciamo fesserie, ribatte il regolamento scolastico, che cita direttamente l’Oms per dimostrare la liceità dell’iniziativa: «La varianza di genere non è una malattia ma un’espressione sana delle tante possibilità del genere umano, (l’Oms nel 2018 ha rimosso la transessualità dall’elenco delle patologie mentali) quindi la carriera alias è un atto di rispetto, oltre che di tutela della privacy, verso le istanze delle persone». Ah beh, se lo dice l’Oms, un’Organizzazione che nel corso di un anno e mezzo di pandemia ha fatto più giravolte di un saltimbanco. A proposito dell’iniziativa intrapresa dal liceo pisano è utile anche ricordare quanto detto da una nota transwoman inglese, la giornalista Debbie Hayton. Cioè che l’identità di genere è «una porta aperta per ogni maschio violento intenzionato ad accedere senza restrizioni agli spazi femminili».
Cristina Gauri