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Primo maggio, il comune di Napoli e la toppa colossale: “Il lavoro rende liberi”

by Ilaria Paoletti
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Comune di Napolo gaffe festa del lavoro

Napoli, 1 mag – Roba da credere: sui manifesti dell’Assessorato alle Politiche Sociali e al Lavoro del comune di Napoli, in occasione della Festa dei Lavoratori, è apparso uno slogan che ricorda  molto da vicino la frase che gli ebrei deportati leggevano quando entravano ad Auschwitz.

“Primo maggio virtuale, solo il lavoro rende…”

La frase che ha lasciato senza parole molti di coloro che hanno letto la pagina del comune di Napoli recita: “1 maggio virtuale, solo il lavoro rende liberi”. Un titolo abbastanza discusso con cui battezzare l’iniziativa del comune guidato dal sempre antifascista Luigi De Magistris per celebrare il primo maggio, con video e dirette. La Comunità ebraica partenopea non ha mancato di notarlo, e scrive in un comunicato: “Consideriamo l’episodio un esempio pericoloso di come la conoscenza diretta di quel che è stato abbia sempre meno spazio presso certe amministrazioni, evidentemente più avvezze alla banalizzazione degli eventi storici che alla corretta percezione del loro corretto significato”.

Buonanno l’antifascista: “Stiamo lavorando troppo”

Monica Buonanno, l’assessore alle Politiche Sociali e al Lavoro del Comune di Napoli, ha goffamente corretto il tiro quando la schermata del sito web era già diventata virale: “Solo il lavoro rende la dignità”. Siccome gli antifascisti se chiedono scusa c’è sempre un “ma”, la Buonanno s’è giustificata dicendo che nel suo ufficio “che in questi giorni sta lavorando incessantemente per fronteggiare le infinite emergenze sociali della nostra città ma che nonostante il carico pesantissimo di lavoro ci ha tenuto ad organizzare una celebrazione seppur virtuale del primo maggio. Questo è quanto”. Ma comunque non ha perso occasione per fregiarsi di nuovo della sua patente di antifascista facendo(si?) pure la morale:”Conosco il peso di quelle parole e il male che può fare leggerle in un contesto che esalta i valori della democrazia”. Magari il suo assistente le conosceva meno e lo slogan gli sembrava accattivante.

Ilaria Paoletti

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Sergio Pacillo 1 Maggio 2020 - 9:40

Stiamo sulla strada buona.

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