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“Riportatemi in galera, non sopporto la mia compagna”: immigrato rinuncia ai domiciliari

by Cristina Gauri
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arresti domiciliari

Monza, 2 set — Meglio scontare la pena in carcere, dietro le sbarre, anziché ai domiciliari in compagnia della moglie o convivente: un titolo quasi da barzelletta della Settimana enigmistica, con il marito esasperato da una convivenza con la classica moglie rompiballe.

Immigrato ai domiciliari chiede di tornare in carcere

La barzelletta è diventata la realtà di tutti i giorni per un 41enne salvadoregno di Seregno (provincia di Monza e Brianza), ai domiciliari da cinque mesi ed esasperato da una convivenza che definire conflittuale sarebbe un eufemismo: a tal punto da mettere a repentaglio l’incolumità della moglie per le continue liti e i comportamenti aggressivi dell’immigrato. Che a quanto pare, stando a quanto riportato dal Giorno, aveva la sua grossa fetta di colpa in questo burrascoso menage: l’uomo, forse in preda alla frustrazione giornaliera di non potersi muovere da casa, beveva grandi quantità di alcol e diventava violento. Il salvadoregno, che può «vantare» una sfilza di precedenti per reati contro il patrimonio e la persona, era stato condannato in via definitiva per rapina, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali commessi a Milano nel 2013.

“Riportatemi in galera, non sopporto la mia convivente”

I carabinieri lo hanno arrestato ieri in esecuzione di un provvedimento di sospensione del beneficio dei domiciliari che lo straniero stava scontando da cinque mesi nella casa della donna con la quale conviveva, insieme alla figlia di sei anni e un’altra figlia (maggiorenne) della convivente. Mesi d’inferno, di convivenza conflittuale peggiorata dal perenne stato di ubriachezza dell’uomo che spesso sfociava in litigi e aggressioni. Un’escalation culminata alcuni giorni fa, quando per l’ennesima volta i carabinieri — su segnalazione dei vicini di casa — hanno fatto irruzione nell’appartamento della coppia, trovando lo straniero pesantemente alterato dall’alcol, mentre brandiva un coltello minacciando di farsi del male.

Una volta dissipati i fumi della bevuta, l’uomo aveva poi supplicato i militari dell’Arma di riportarlo in cella perché non sopportava più la donna: «Meglio in carcere, riportatemi lì, per favore». Per evitare che la situazione degenerasse in tragedia i carabinieri hanno sottoposto al Tribunale di sorveglianza la proposta di sospensione dei domiciliari. Con estrema soddisfazione di tutte le parti in causa.

Cristina Gauri

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1 commento

H71 2 Settembre 2022 - 3:27

Un martire!

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