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Roghi, criminalità e degrado nei campi nomadi? “Colpa degli italiani”. Parola di rom

by Cristina Gauri
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Roma, 1 set – Nella stessa giornata in cui il Campidoglio viene assediato dalle famiglie rom di Castel Romano, scortate da politici di sinistra per permettere loro di protocollare una dittatoriale lettera di protesta e di condizioni contro il ventilato sgombero del campo, il presidente di Nazione Rom, Marcello Zunisi, rilascia delle oggettivamente incredibili dichiarazioni all’Adnkronos. «I campi rom sono luoghi di apartheid usati come discariche da tutta Italia, approfittando delle condizioni di assoluta marginalità e povertà di queste persone. Sono loro le prime vittime di roghi appiccati dove vivono famiglie e bambini».

Quindi, il degrado ambientale, le melmose e putride infiltrazioni di acqua, l’igiene sconcertante ma soprattutto quelle volute nerissime di fumo che impestano e rendono irrespirabile l’aria in molte zone di Roma – per non parlare dei roghi, alcuni dei quali devastanti, scoppiati nei giorni scorsi – sarebbero il frutto delle richieste e di un mercato comunque gestito e creato da italiani, con i nomadi nella parte – solita, verrebbe da dire – delle povere vittime.

Ammesso e non concesso che i rom siano solo il «terminale esecutivo» dei loschi traffici gestiti dagli italiani: resta comunque da capire per quale motivo, appiccando comunque loro i roghi nei loro stessi campi – ed essendo in tutta evidenza disposti ad arrivare a quel livello di degrado sociale e di rischio sanitario – dovrebbero essere considerati gli italiani i veri responsabili. Addirittura Zunisi parla dei roghi come «misura igienica»! «Certo, a volte, come a Castel Romano, vengono bruciati dei rifiuti per una “azione igienica”. Ci sono ratti enormi, rischi di infezioni e il fuoco scongiura la diffusione di malattie infettive». Quindi in questo caso, come ammette candidamente, i rom non sono solo esecutori di ordini altrui, ma ardono tutto in un tentativo di «igienizzare» un campo degradato. E chi avrebbe propiziato il degrado di un campo, se a un certo punto sopraggiunge la necessità di bruciare tutto?

Zunisi glissa poi abilmente su un altro aspetto, cioè la narrazione del rom come povera vittima che passa sempre attraverso l’elemento della presunta povertà; ma è un elemento del tutto da dimostrare, dal momento che fior di indagini hanno, nel corso degli anni, smascherato ricchissimi rom fintamente nullatenenti, possessori di macchine di lusso e con ingenti capitali, nonché percettori del reddito di cittadinanza: «Il più grande incendio che c’è in Italia è l’esclusione della popolazione rom, sinti e caminanti dai poveri, nonostante ingenti finanziamenti europei: 7 miliardi di euro. I rom sono stati confinati dallo Stato in luoghi di apartheid senza impianti fognari che funzionano. Non un servizio di rimozione dei rifiuti. Nulla… La gente si ritrova ammassata a centinaia, migliaia di persone in questi luoghi. Ho mandato ora una lettera al ministro Elena Bonetti, con una richiesta di incontro che è successiva a una richiesta di infrazione contro l’Italia, responsabile dell’esclusione delle persone» dichiara Zunisi, dimentico che qualunque motore di ricerca rimanda alle decine di operazioni delle forze di polizia che hanno portato nel corso degli anni, e in ogni città d’Italia, a rinvenire auto di lusso, gioielli, rolex, e ingenti capitali in contanti, presso le famiglie rom alloggiate nei campi nomadi.

Cristina Gauri

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