Roma, 3 mar — Tra un bus incendiato e la tratta Roma-Lido sempre più simile alla linea ferroviaria per Bombay l’Atac (Agenzia del trasporto autoferrotranviario del Comune di Roma) ci fa sapere che lungo la linea A viaggia un treno rivestito, al suo interno, di giallo e blu, colori della bandiera Ucraina in «solidarietà nei confronti di tutto il popolo ucraino e dire basta alla guerra». Nella bardatura — che sospettiamo non sia costata proprio due lire — c’è spazio anche per la parola «pace», vergata in italiano e in cirillico.
L’Atac si veste con i colori dell’Ucraina
L’ha annunciato l’Atac stessa sui suoi canali social. Il convoglio, decorato sui sedili, ai lati e sui soffitti, circola da stamattina 3 marzo. «L’iniziativa, ‘Un treno per l’Ucraina‘, è stata ideata da Roma Capitale e Atac per esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza al popolo ucraino in questo drammatico momento storico. Vogliamo dire un no deciso, senza se e senza ma, agli orrori della guerra», afferma l’assessore capitolino ai Trasporti, Eugenio Patané. Bell’iniziativa, tempestiva soprattutto: certo che se Atac impiegasse la stessa lodevole solerzia per — ne diciamo una, ma ce ne sarebbero — riparare scale mobili e ascensori il cui malfunzionamento rende la vita un inferno a tanti anziani e disabili, i romani gliene sarebbero più grati.
I cittadini gradiscono? Mah…
E infatti i cittadini della Capitale, pur complimentandosi per la «segnalazione di virtù», sui social hanno bastonato duro. «Ma fate in modo che i cittadini di Roma possano viaggiare in metro degne!», si lamenta un utente. «Bello, ma sistemate i mezzi e, soprattutto, non fate scioperi continuamente!», gli fa eco un altro. Più critico ancora: «Tanto i soldi sono i nostri… Una spesa inutile per un’iniziativa fine a se stessa!!!», e c’è anche che ricorda che è inutile predicare la pace quando gli stessi cittadini italiani sono da mesi discriminati con lo strumento del green pass rafforzato: «Togliete il green pass dai treni che sventolare la bandierina non serve a niente». Proseguono le critiche: «Quando bisogna sistemare gli scivoli o i bagni per i disabili poi passano anni», fino ad arrivare a chi si chiede, giustamente, perché si invochi pace solo per gli ucraini: «Dove erano i colori della Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, Yemen, Palestina e Donbass stesso, quando venivano bombardate da Usa-Nato, Israele e la stessa Ucraina?».
Cristina Gauri
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Alla lista, per completezza e correttezza, aggiungerei la Cecenia. Anche lì, significativamente, ai fetenti, andava tutto bene, benissimo…
forse perchè nè in Serbia nè in Siria nè in Afghanistan nè in Iraq si trattava di una invasione totale mirata a cancellare il paese dalle mappe per annetterlo a un altro,no?
Hanno soldi da spendere per le cazzate
esatto. mi pare evidente che dopoo la deriva novax il primato si dedichi a fomentare il relativismo proputin, che è l’unico e primo esempio dal secondo conflitto mondiale di aperta negazione dell’identità etnica, politica e territoriale di un paese finalizzata alla sua annessione
Bello!un articolo davvero importante e significativo.. complimenti Gauri,lei si che è una giornalista di spessore