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Sabato associazioni in piazza contro il ddl Zan, legge bavaglio sull’omotransfobia

by Nadia Vandelli
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Associazioni in piazza contro Ddl zan

Roma, 12 ott  – Dopo la distruzione del concetto di patria, dell’appartenenza politica e sociale; dopo la diluizione di qualsiasi afflato religioso e metafisico, l’ultimo baluardo dell’antropologia umana da abbattere è la famiglia e l’identità sessuata biologica. In questa cornice, il ddl Zan sull’omotransfobia, che approda alla Camera il 20 ottobre, rischia di essere l’ennesimo e definitivo colpo contro la libertà educativa e la libera espressione del pensiero sui temi legati al diritto naturale, come la famiglia, la procreazione, la sessualità e il diritto all’identità, a conoscere le proprie radici e a non essere oggetto del barbaro mercimonio chiamato utero in affitto.

Il fronte delle associazioni pro vita

Malgrado le restrizioni imposte dal governo, c’è un vasto fronte di associazioni pro-life e pro-family italiane che non intendono rinunciare a manifestare il loro dissenso per una legge che definiscono “inutile” e “dannosa” che istituisce un nuovo reato di opinione, quello di omotransfobia appunto, che non viene definito nelle fattispecie sanzionabili, lasciando così enormi spazi a interpretazioni da parte della magistratura e a derive liberticide.

#Restiamoliberi contro il ddl Zan

Questo raggruppamento di sigle, tra le quali si annovera il Family Day e Pro Vita e Famiglia, sabato 17 ottobre animeranno la manifestazione #restiamoliberi che si terrà a Roma alle ore 14,30 in Piazza del Popolo. Le limitazioni alla mobilità e le regole del distanziamento non permetteranno di replicare i Family Day oceanici del 2015 e del 2016 contro gender e unioni civili, ma la piazza è aperta a chiunque voglia partecipare e sono allo studio forme di flesh mob e di contestazione creative.

Non c’è un’emergenza omofobia

Gli organizzatori condannano ogni forma di violenza e discriminazione basata sull’orientamento sessuale ma sottolineano che in Italia non esiste alcun vuoto normativo essendo già a disposizione tutti gli strumenti giuridici volti a perseguire e condannare chi si è reso colpevole di questi atti, come dimostrano numerose e severissime sentenze già passate in giudicato. Oltretutto – spiegano ancora – i dati dell’Osservatorio interforze del Ministero dell’Interno (Oscad) mostrano che le denunce di atti omofobici sono poche decine l’anno e che l’Agenzia Europea dei Diritti indica l’Italia come uno dei Paesi più accoglienti del mondo verso le persone LGBT.

La caccia alle streghe Lgbt

Nel frattempo però la caccia alle streghe del pensiero unico politicamente corretto sta dimostrando cosa potrebbe succedere con una legge che colpisce le opinioni. Questa estate personaggi del calibro dell’autrice di Harry Potter, J. K. Rowling, e del romanziere Stephen King sono state messi nella lista degli omofobi solo perché hanno osato dire che i trans non sono donne. La stessa sorte è toccata a Lorella Cuccarini dopo aver detto di essere contraria all’utero in affitto e alle adozioni gay. Al momento tutto resta sul piano dello stigma sociale ma potrebbe avere presto le basi legislative per avere risvolti penali.

Lgbt, soggetto ipertutelato

Le Associazioni per la libertà di pensiero promotrici dell’evento mettono l’accento su altri punti definiti “irricevibili” di questo disegno di legge “teso ad impedire l’agibilità culturale e politica di milioni di italiani che si riconoscono nella visione della famiglia naturale”. In particolare viene evidenziato che “il provvedimento crea un soggetto privilegiato iper-tutelato, menziona una controversa identità di genere che può comprendere oltre 50 definizioni, stanzia 4 milioni di euro per le attività di propaganda dei movimenti LGBT, in un momento di crisi economica senza precedenti, che vede famiglie e imprese in grande difficoltà e infligge pene dai 18 mesi a 6 anni di galera. Oltre tutto, come nei campi di rieducazione delle peggiori dittature, prevede che il condannato presti un’attività non retribuita presso le associazioni del mondo Lgbt”.

Nadia Vandelli

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3 comments

SporcoRozzo&Primitivo 13 Ottobre 2020 - 6:19

Non capisco tutta questa ossessione verso l’identità sessuale delle persone.
io lavoro al personale e l’identità sessuale di un dipendente mi interessa tanto quanto la sua identità alimentare razziale, religiosa o politica, cioè niente. Sei in grado di buttare i sacchi di sabbia e quelli di cemento sul camion? Se la risposta è sì non mi interessa che tu sia maschio femmina trans vegetariano vegano interista juventino buddista testimone di Geova, fascista comunista o quant’altro.
Sì la risposta è no, uguale.

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Sergio Pacillo 13 Ottobre 2020 - 7:54

Secondo alcuni l’ inferno c’è ma è vuoto.
Secondo me è affollato.

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Anton 14 Ottobre 2020 - 9:13

Io penso che il punto sia questo: è normale mettere sullo stesso piano una cosa giusta e una sbagliata? Quando si palesa una situazione di errore, perché mai non lo si dovrebbe e potrebbe far notare, criticare (proprio nel senso di analisi, esame critico) e se è il caso, condannare pubblicamente in base a dei precisi e oggettivi parametri superiori, sicuramente non dettati dall’opinione umana (troppo umana… )?

Inoltre, mi sembrano tipici dell’uomo moderno sia l’indifferenza riguardo l’identità di qualsiasi tipo che il suo rifiuto, giustificandoli con esigenze puramente materiali: se sei in grado di garantirmi un profitto, che importa la tua identità (sessuale, razziale, etc.)? Se mi fai guadagnare del denaro e/o mi puoi garantire una promozione in campo professionale, perché guardare alla tua identità; come direbbero gli americani: l’unico colore che conta è quello verde dei dollari. Diabolico, no?

Dopo l’eventuale approvazione della legge Zan/Scalfarotto si potrebbero ancora disapprovare e contestare, pubblicamente, le manifestazioni di omosessualità senza incorrere in un (grave, in base alla legge) reato di carattere penale? Io temo di no. Già, allo stato attuale delle cose, si è a rischio-denuncia per aver semplicemente, espresso la propria opinione.

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