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Sakara su Colleferro: “Basta criminalizzare le MMA. Nostro sport si fonda sul rispetto”

by Davide Di Stefano
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Roma, 8 set – Sul banco degli imputati per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte non ci sono solo i cinque ragazzi di Artena, ma anche le arti marziali miste. Nell’orgia di analisi socio-antropologiche sorte dopo l’omicidio di Colleferro, in molti, non potendo spingere forte sul movente razziale (escluso dagli investigatori), hanno puntato il dito contro le MMA. C’è chi come Massimo Giannini ha chiesto addirittura di “chiudere le palestre e bandire le MMA” e chi come Paolo Berizzi sostanzialmente afferma che nella rete delle palestre “gli sport da combattimento si usano per allevare picchiatori militanti” (ovviamente fascisti e razzisti). Su vari quotidiani le MMA sono state descritte con toni simili ai confronti tra gladiatori nell’antica Roma, uno sport da animali selvatici rinchiusi in gabbia, dove “tutto è lecito” e l’unico obiettivo è quello di massacrare senza pietà l’avversario.

Sakara: “Le MMA non sono queste, quelle sono mele marce”

In difesa delle MMA è intervenuto Alessio Sakara, forse il lottatore italiano più conosciuto, il nostro primo connazionale a competere in Ufc, l’organizzazione Usa più prestigiosa delle arti marziali miste. “Le MMA non sono queste, quelle sono mele marce” ha scritto Sakara su Facebook. “Le Arti Marziali miste sono uno sport che fonda in dei valori e dei principi come il rispetto e l’onestà, impegno, sacrificio, umiltà, voglia di imparare, costanza e passione. Voglio dissociarmi da quello che è successo a Colleferro, il brutale pestaggio nei confronti di Willy. Queste persone hanno fatto un atto violento e di prepotenza disumana che è contro la mentalità di chi pratica le arti marziali”. Se Sakara sente la necessità di “dissociarsi” è proprio perché un brutale pestaggio è stato associato alla natura di uno sport basato su principi ben diversi.

Le MMA e il rispetto per l’avversario

“Continuerò la mia battaglia per cancellare dei cliché che riducono questo sport a un banale atto di violenza”, spiega ancora Sakara. “L’avversario nell’ottagono rappresenta l’obiettivo che ognuno di noi deve avere per dare un senso ai propri sacrifici. Finito il combattimento, appena suona la campana dell’ultimo round, i fighter si abbracciano. In questo gesto c’è il senso delle MMA. L’abbraccio è il rispetto che bisogna avere per le difficoltà della vita. In quel momento riconosci in chi ti sta davanti la tua stessa umanità. Il mio abbraccio più forte e sincero va alla famiglia Willy. Vi sono vicino”.

Davide Di Stefano

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roberto 8 Settembre 2020 - 1:28

Non c’è peggior razzista dell’ameba pacifista decerebrata! Le arti marziali sono palestre di vita: inquadrano, abituano allautocontrollo ed al rispetto delle tradizioni e dell’avversario. Il coglione prevaricare lo trovi anche sui campi da tennis o di golf… Sicuramente i maestri devono stare molto attenti a chi addestra o, allontanando i fanatici, anche se proprio loro dovrebbero godere della formazione, magari “a cura” diretta del maestro stesso, che li dovrebbe “educare” per bene!

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jenablindata 8 Settembre 2020 - 4:04

no,non sono d’accordo:

fermo restando che la responsabilità dei propri atti è sempre personale,
è anche vero che da lottatore con decenni di sport da combattimento vari
alle spalle
non ho MAI apprezzato che nella MMA si insegni ad infierire con calci e pugni su un avversario
semistordito a terra,con l’intento di renderlo totalmente impossibilitato a rialzarsi…
fino al punto che regolarmente deve intervenire l’arbitro per evitare danni eccessivi.

perchè E’ OVVIO che una educazione al combattimento di questo tipo lasci degli strascichi…
per esempio potrebbe renderti incapace di fermarti quando l’avversario è palesemente inferiore a te,
o a terra.
io ho fatto pugilato per anni…insieme a judo,yoseikan,savate,kickboxing e altre,
e mi è sempre stato insegnato che quando l’avversario è inerme,NON si prosegue il combattimento:
perchè anche UN SOLO pugno (figuriamoci un calcio)
portato ad un avversario completamente stordito
ed incapace di bloccarlo o ammortizzarlo
accompagnandolo può ucciderlo:
e si parla sempre di atleti condizionati e di pari peso,
figuriamoci nel caso di questo ragazzo che pesava la metà di loro,ed era solo contro quattro.

non raccontiamoci palle,per favore:
questo è stato un omicidio volontario bello e buono,altro che preterintenzionale,
e anche se non diretta,una parte della colpa ricade ANCHE su chi insegna determinati modi
di comportarsi sul ring,SPERANDO o ILLUDENDOSI che
alcuni atleti poi non li applichino anche nella vita:
ma è una pia illusione,perchè
il tipo di persone che cercano uno scontro senza regole,
sono esattamente il tipo di persone a cui NON andrebbe insegnato,
e la cui aggressività anzi dovrebbe essere EDUCATA:
portandoli verso uno sport
fortemente regolamentato,tipo lo judo.

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jenablindata 8 Settembre 2020 - 4:19

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Stefano Rossi 8 Settembre 2020 - 4:23

Questo però mi pare l’ unico vostro articolo sulla vicenda. La polemica, abbastanza idiota, sulle MMA come colpevole della morte. Ovviamente dei 4 ragazzoni che uccidono brutalmente e senza pietà un ragazzo di 21 anni non se ne parla. Ovviamente perché nero. Quindi non adatto alla vostra propaganda razzista… Complimenti!

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jason17 9 Settembre 2020 - 12:02

Senta, Rossi Stefano, di fatti del genere ne sono accaduti e ne accadranno, purtroppo, ancora. Sono cresciuto negli anni 80, dentro gli stadi, e ho veduto ogni tipo di prevaricazione compiuta sia dagli spettatori che dai tutori dell’ordine. Dopo 40 anni posso affermare, senza incertezze, che la società attuale è molto più rispettosa infatti, certe nefandezze, avvengono con frequenza sporadica rispetto al secolo passato. Detto questo, mi chiedo cosa dovrebbe dire il Primato Nazionale in merito ai ” 4 ragazzoni “? Dovrebbero iniziare ad inveire, a caso, verso delle persone che neppure conoscono? Per quello c’è già la stampa canonica che, a quanto sembra, s’inventa pure le interviste ai presunti amici. Un ragazzo che si allenava coi fratelli, ha dichiarato, a viva voce, quindi senza possibilità di mistificazione, che questi giovani non erano assolutamente razzisti, visto che hanno molteplici conoscenze tra la comunità magrebina, (forse proprio quelli che hanno insegnato loro il disprezzo e la violenza gratuita, caratteristiche tipiche della loro etnia), di conseguenza di cosa parliamo? La propaganda la fanno, costantemente, le persone come lei e la sua parte politica di riferimento. Si ricordi che le indagini vengono svolte dagli organi inquirenti, non dai giornalisti, e se i primi hanno già escluso il movente razziale, ve ne dovete fare una ragione, sarà per la prossima volta! Tornate nelle vostre gabbie intellettive popolate di razzisti, fascisti, omofobi, islamofobi, e neologismi vari, vedrete che di occasioni per strillare ne avrete ancora, avete contribuito a creare una società di frustrati senza spina dorsale, adesso ne pagate le conseguenze.

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