Milano, 11 ago – C’è un momento particolarmente struggente in un funerale, quello quando il feretro lascia la chiesa dopo la funzione. Chi ha partecipato alla messa, in quegli istanti, reagisce ognuno a proprio modo. Chi rimane in silenzio, chi piange, chi applaude al passaggio della bara, chi esprime in altra maniera il suo affetto nei confronti della persona che è andato a salutare.
In alcuni casi, ci può essere chi fa il “presente”, quando questa vecchia usanza di derivazione militare ha un senso per chi ci ha lasciato e per chi rimane a conservarne il ricordo. E’ successo sabato scorso a Gallarate, alle esequie di Fabio Castano, già vicesindaco a cavallo del 2000, da sempre schierato a destra, prima con il Msi, poi con An e in seguito in altre formazioni di area sociale.
PIOGGIA DI CRITICHE – Quanto successo non ha mancato di suscitare il solito vespaio di polemiche. Michele Mascella, presidente dell’Anpi gallaratese, ha stigmatizzato: “Quel gesto costituisce reato. Lo condanno vedendo che purtroppo la Costituzione non è rispettata”. Sempre dall’associazione partigiani d’Italia è arrivata una lettera al quotidiano La Prealpina che chiama addirittura in causa Papa Francesco: mentre il Pontefice “parla di uguaglianza, fratellanza e rispetto dell’identità della persona, siamo costretti a vedere persone che inneggiano in modo antidemocratico facendo il saluto romano”.
Cosimo Cerardi, segretario provinciale del Partito dei Comunisti italiani (che quindi esiste ancora e questa è una notizia, ndr) lascia alla magistratura il compito di accertare se ci sia stato reato o meno, ma sostiene anche che “attraverso queste forme e rituali, certe persone affermano la loro presenza culturale e politica sul territorio”.
SITUAZIONE GRAVE (MA NON SERIA) – Parafrasando Ennio Flaiano, verrebbe da dire che la situazione è grave ma non seria. Due anni fa, il “presente” alla commemorazione dell’omicidio di Sergio Ramelli a Milano, aveva portato alla denuncia e al processo per alcuni esponenti della destra milanese con gran clamore da parte della stampa. I media sono tornati ad occuparsi del caso, sia pure con minore enfasi, anche qualche mese fa, quando gli imputati sono stati assolti in primo grado dall’accusa di apologia. È assai probabile che questa storia non avrà una prosecuzione in qualche Aula di giustizia. Non tanto per il “precedente” milanese, né per il fatto che difficilmente a una cerimonia funebre ci sarà stato qualcuno a riprendere gli eventi per poter identificare l’angolatura del braccio di tizio o caio, ma perché, appunto, scorgere un’ipotesi di reato è più materia per Sherlock Holmes che per un magistrato.
C’E’ FUNERALE E FUNERALE – C’è forse più “Fascismo” nella strofa di Giulio Cesare di Venditti che non nel “Presente” di Gallarate, ma nonostante questo quanto accaduto secondo qualcuno merita almeno una presa di posizione a difesa dei diritti fondamentali messi in pericolo da simili gesti. Chissà se per queste persone, la democrazia era stata messa a repentaglio anche un paio d’anni fa, quando dalle parti di Reggio Emilia, ai funerali dell’ex Br Prospero Gallinari, era presente una bella fetta dell’ex organizzazione della stella a cinque punte, come Raffaele Fiore e Bruno Seghetti, che con Gallinari parteciparono al rapimento di Aldo Moro e per questo vennero condannati. E ancora Renato Curcio, Barbara Balzerani e Loris Tonino. Con loro Oreste Scalzone, fondatore di Potere operaio insieme a una nutrita pattuglia di militanti dei centri sociali che sventolarono drappi rossi e cartelli no Tav, inneggiando alla rivoluzione.
Uno di loro lesse un’orazione: “Prospero e i suoi compagni di oggi vengono spesso facilmente etichettati come terroristi. Quello che ho capito è che lui non ha mai rinnegato le sue idee, assumendosi le responsabilità delle sue scelte. Chi oggi viene chiamato terrorista viene chiamato così dalla tv e della politica”. Nota bene, stiamo parlando di una persona condannata per aver partecipato direttamente a otto omicidi, non esattamente un filantropo, né un utopista o il sognatore di un mondo migliore. A quella funzione partecipò anche Claudio Grassi, all’epoca candidato di Rivoluzione Civile, lo sfortunato (per loro) progetto politico della sinistra radicale che propose Antonio Ingroia come candidato premier alle politiche del 2013.
L’ex magistrato cosa disse al riguardo? “Lui è stato alla cerimonia senza unirsi alle esternazioni politiche che potessero suonare come adesione alle posizioni di Gallinari, che invece ha sempre criticato in vita e dalle quali ha sempre preso le distanze”. In un altro passaggio di una intervista facilmente ritrovabile in rete, Ingroia viene sollecitato anche sui pugni chiusi al termine della funzione: “Non sono pugni chiusi che condivido”, rispose.
COME IN HIGLANDER – Come vediamo, nelle cerimonie funebri di altri ambienti è facile ritrovare atteggiamenti “politici” assai più marcati del “Presente” per Castano o di quello scandito ogni fine aprile in ricordo del giovane studente milanese ucciso nel ’75. Il fatto è che un funerale o un momento di ricordo dovrebbe essere un fatto intimo, se non privato, comunque circoscritto a quella comunità, fuori da ogni polemica o contingenza politica. Un po’ come nel film Highlander dove gli “immortali”, divisi in clan rivali, passavano l’esistenza a darsi la caccia. I duelli finivano con uno dei contendenti che perdeva la testa e l’altro che ne risucchiava energia e sapienza. La lotta era senza tempo e senza spazio, salvo per i luoghi consacrati, gli unici dove tutti rispettavano il divieto di mettere mano alla spada. Una storia di fantasia, ma dalla quale si potrebbe trarre una metafora buona per una riflessione sui giusti confini da dare a certe polemiche.
Giancarlo Litta
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1 commento
la costituzione non è rispettata quando si pretende di estendere l’unica deroga che fa alla libertà di espressione del pensiero, consistente nel divieto di ricostruzione del partito fascista, ad un gesto che non ricostruisce un bel nulla ma può essere semplicemente sgradito ma non per questo proibito.