Roma, 5 ago – Quanto sono umani questi ministri clamorosi. Siamo sempre nei loro pensieri, si occupano di noi notte e giorno, ricercano la felicità di sessanta milioni di individui, e, forse, il problema è proprio questo: pensare che un pugno di persone possa essere depositario degli interessi molteplici e variegati di una miriade di altri soggetti, i quali, di fronte a cotanta bontà d’animo, debbono oltretutto chinare il capo e ringraziare.
Le lacrime della Bellanova
Uno dei grandi buchi dell’acqua è stato prodotto dal ministro Bellanova, la signora che si occupa di agricoltura perché lei nei campi c’è stata davvero. A lavorare? Boh, ma tant’è. Versò lacrime piuttosto imbarazzanti quando, nel pieno della pandemia, presentò il suo piano per regolarizzare oltre mezzo milioni di immigrati presenti su suolo italiano, e presumibilmente giunti qui negli ultimi cinque anni di politiche migratorie dissennate. La motivazione, naturalmente, era inattaccabile: creare tramite decreto dei super lavoratori da mettere a disposizione alla filiera agroalimentare in sostituzione di quelli che dall’estero non sarebbero potuti venire in Italia a causa del Covid-19.
I campi? Per molti ma non per tutti
Sin da subito, non si contavano le associazioni di categoria e i singoli imprenditori agricoli contrari a tale misura. Difatti, nei campi potevano e possono lavorarci persone qualificate e con una esperienza tale da non buttar via tempo ogni giornata di lavoro. Non tutti, dunque. Non, di certo, una massa di diseredati giunti qui fingendosi profughi e abituati a bivaccare nelle nostre città. La Bellanova e tutto il governo, invece, si ostinarono e tirarono dritto.
Il mito razzista dell’immigrato bracciante
Due i motivi fondamentali alla base della loro cocciutaggine: la Bellanova frignava perché conosceva le fatiche di chi lavora nei campi (come se qualcuno lo avesse mai ritenuto un mestiere rilassante), e la necessità di creare tramite decreto un esercito di lavoratori sfigati in grado di fare ciò che i famigerati italiani non vogliono far più. Che sia vero o no questo mito, imbarazzante e profondamente razzista è il pensiero per cui gli immigrati vadano trasformati in animali da soma per la loro attuale posizione giuridica.
Il flop totale
Bene, su oltre 500mila immigrati che a detta della Bellanova non aspettavano altro che il suo decreto, sono state presentate 20mila sole domande di regolarizzazione. Un pieno flop di cui il ministro dell’Agricoltura non dovrà, come sempre, render conto a nessuno, dato che a lei bastano le buone intenzioni per finire in paradiso.
Una nuova infornata di addetti agli sportelli
Il governo giallorosso non si dà per vinto. Difatti, verranno assunti a tempo determinato 800 nuovi addetti agli Sportelli unici dell’immigrazione. Ad ognuno dei quali verrà garantito uno stipendio annuo di 25mila euro, per una spesa complessiva pari a circa 23 milioni di euro ogni sei mesi di lavoro. Per costoro, vi sarà poi la possibilità di vedere il proprio contratto rinnovato. E appare nitida la conditio sine qua non: un massiccio arrivo di immigrati che rimpingueranno le fila di quelli desiderosi di farsi regolarizzare.
A tal proposito, cozza col buon cuore della Bellanova i toni duri, quasi fascio-razzo-leghisti, del premier Conte, il quale ha dichiarato di non accettare che l’Italia venga presa di mira dalle rotte di immigrati irregolari. Insomma, se disponiamo di un esercito di clandestini, il governo vuole regolarizzarli o riportarli nei loro paesi? Non è dato a sapersi. Ma il dato più avvincente è il semplice candore con cui il ministro Bellanova si appresta a creare posti di lavoro nella pubblica amministrazione e nei campi del Mezzogiorno: tramite decreto.
Lorenzo Zuppini
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[…] Meloni punta il dito contro il flop della sanatoria degli immigrati irregolari tanto voluta dal ministro delle Politiche agricole, la renziana Teresa Bellanova. E in effetti i […]
[…] Meloni punta il dito contro il flop della sanatoria degli immigrati irregolari tanto voluta dal ministro delle Politiche agricole, la renziana Teresa Bellanova. E in effetti i […]