Roma, 29 lug – Un nuovo, preoccupante scandalo legato all’immigrazione emerge dalla Sicilia, e precisamente dal ragusano, territorio da sempre di storica tradizione economica rurale ed agricola, dove secondo RaiNews si sarebbe ingenerato un meccanismo di «capolarato burocratico», teso a far ottenere agli immigrati, mediante un sistema di attestazioni mediche false e specificamente retrodatate, la possibilità di sanatoria, di recente prevista per legge.

Il sistema, che può contare su una vastissima platea di cittadini stranieri – visto che nel ragusano operano da anni nei campi, come braccianti, migliaia di cittadini nord-africani – vedrebbe il ruolo decisivo di compiacenti medici che dietro compenso attesterebbero, falsamente, che l’immigrato potenziale beneficiario della sanatoria sarebbe stato visitato prima dell’otto marzo, data scelta dal provvedimento fortemente voluto dal ministro Bellanova per far scattare la sanatoria: ricetta medica, timbro dell’ospedale, e il giochetto è fatto. D’altronde la legge, che a parole avrebbe dovuto far emergere il lavoro nero e regolarizzare i lavoratori stranieri spesso sfruttati dal capolarato, prevede appunto che la propria presenza sul territorio italiano debba essere attestata da apposita documentazione.

L’inviato di RaiNews, Salah Methnani, ha carpito voci tra gli stessi immigrati: si parla di un business da cinquecento euro a ricetta, che fungerà poi da prova ufficiale per ottenere la sanatoria.
Ad aggravare questa situazione vi è la totale assenza di un sistema digitale centralizzato che possa permettere, modello anagrafe sanitaria, di procedere a riscontri oggettivi sulla veridicità delle ricette e dei certificati medici rilasciati. In assenza di riscontri, verifiche, controlli, risulta davvero impossibile una contestazione sulla falsità o meno, facendo scattare un meccanismo di mercimonio e di business che paradossalmente la legge in questione avrebbe dovuto combattere e osteggiare.

Insomma, appare piuttosto grave che non si sia stato predisposto un sistema di controlli, prima della approvazione della legge, dal momento che proprio nel ragusano, nel corso degli ultimi anni vi erano state inchieste vertenti non solo sullo sfruttamento dell’immigrazione, ma anche sulle false attestazioni documentali e sulla truffa.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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