Roma, 9 lug — Rifiuti il vaccino, ti rifiutano il trapianto. È l’incresciosa storia di Gianni Tollardo, 55 anni, bellunese, diffusa da Byoblu e ripresa da La Verità. Ex operatore macchine movimento terra, nel 2015 gli viene diagnosticata una fibrosi interstiziale bronchiolocentrica a causa delle inalazioni di polveri cui è stato esposto nei cantieri fin da giovane. Sebbene non gli venga subito riconosciuta la malattia professionale, le autorità sanitarie gli propongono di contattare l’unità operativa di pneumologia dell’Università di Padova.
La malattia e la richiesta di trapianto
«Degli ospedali avevo paura, ci andavo con frequenza solo per donare il sangue, però ho detto voglio fidarmi e ho seguito tutte le terapie che mi venivano suggerite», spiega Tollardo, che si sottopone alla cura con un farmaco a base di nintedanib, «autorizzato nel 2020 e con notevoli effetti collaterali», per contrastare la progressione della malattia. Fino alla decisione di fare richiesta per un trapianto polmonare. Poi arriva il Covid. L’ex operaio decide di non vaccinarsi, per il timore di reazioni immunitarie anomale. E comunque, non è richiesta la vaccinazione anti Covid per entrare in lista d’attesa per trapianto. A febbraio di quest’anno, la doccia fredda: niente ricovero perché non è vaccinato, come accade in varie Regioni italiane.
Niente vaccino, niente intervento
Un mese dopo viene richiamato perché «le regole sono cambiate», e fa il suo ingresso nel centro di eccellenza patavino dove viene sottoposto a ogni tipo di indagine e questionario. «Dopo due settimane sono stato convocato e a parlarmi c’era solo la dottoressa Elisabetta Balestro del’unità operativa. Senza nemmeno guardarmi, ha detto che visto che non volevo vaccinarmi non potevo subire l’intervento». Poi, «sono stato contattato da un altro medico, che si è scusato per il trattamento che avevo subito», sottolinea Tollardo, ma niente da fare: senza vaccino poteva dire addio al trapianto. Arriva quindi una lettera dell‘equipe del trapianto polmonare di Padova al medico curante del signor Gianni in cui si rende noto che dagli accertamenti fatti «non si sono evidenziati danni d’organo extrapolmonare», ma che durante la degenza «sono emersi dei tratti paranoici legati all’argomentazione della vaccinazione anti Covid-19». Tratti paranoici. Rifiutando la vaccinazione, Tollardo risultava essere «un soggetto non idoneo al programma trapianto di polmone nel centro di Padova».
Sgomento e amarezza
Perché tutto questo accanimento? Eppure non vi è alcuna motivazione valida di tipo scientifico o burocratico a supporto della decisione dell’equipe. Secondo lo pneumologo e psichiatra Francesco Oliviero «era invece importante solo la disponibilità di Tollardo al trapianto». Visto il bombardamento di immunodepressori che vengono somministrati a seguito dell’intervento, non vi è motivo per cui il signor Gianni non possa «essere sottoposto al trapianto anche senza la vaccinazione anti Covid, che potrebbe aggravare ulteriormente il suo sistema immunitario», conclude intervistato da Byoblu. «Non è possibile aver fatto una simile scelta in base a motivi ideologici», rincara la dose Tullio Franceschini, psicoterapeuta e psichiatra.
«Con il bisogno di ossigeno che ho, non posso più lavorare e nemmeno occuparmi del mio pezzo di terra», aggiunge Tollardo, la cui respirazione dipende ora dalle bombole di ossigeno a cui è attaccato 24 ore su 24. Il paziente fa sapere di non aver ancora sporto denuncia. Troppa la stanchezza sulle spalle del signor Gianni, tantissima l’amarezza. «Non voglio il male di nessuno», spiega. «Voglio il bene di chi verrà dopo».
Cristina Gauri