Pordenone, 16 set – Dall’alba di questa mattina è in corso una vasta operazione di polizia finalizzata all’esecuzione di arresti e perquisizioni nei confronti di 21 immigrati magrebini accusati di aver creato un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di droga, sia all’ingrosso che al dettaglio, di grandi quantitativi di cocaina e hashish nelle piazze del Nord Est. All’operazione stanno prendendo parte le questure di Pordenone, Venezia, Treviso, Belluno, Gorizia, Udine e Trento, coadiuvate anche dai reparti prevenzione crimine, unità cinofile e polizia scientifica. Al momento il bilancio è di 9 misure cautelari emesse, di cui due in carcere, cinque agli arresti domiciliari e due obblighi di dimora, e altri 12 indagati a piede libero.
Spaccio di droga, le indagini sugli spacciatori magrebini
L’inizio delle indagini risale a gennaio 2020, quando a Pordenone viene fermato durante un controllo stradale un 43enne magrebino a bordo della cui auto sono rinvenuti 10 kg di hashish e 100 g di cocaina oltre a circa 10mila euro in contanti. Da questo episodio cominciano le investigazioni che riescono a ricostruire l’intera rete, molto articolata e ben organizzata attraverso grossisti, mediatori e spacciatori, che operava nelle province di Pordenone, Udine e Treviso. Secondo gli inquirenti il gruppo di stranieri spacciava un chilo di hashish e 100 g di cocaina ogni settimana. Il prezzo di vendita era di 5 mila euro per ogni chilo di hashish ai grossisti, i quali rivendevano la merce con un ricarico del 100%.
Richiesta revoca del permesso di soggiorno
“Quella individuata e disarticolata – spiega la Polizia di Stato in una nota stampa – è sicuramente per circostanze, caratteristiche e quantitativi di hashish e cocaina movimentati, una importante centrale di stoccaggio e distribuzione degli stupefacenti destinati alle piazze del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, con elevati introiti illeciti nell’ordine di diverse migliaia di euro”. Nei confronti degli indagati, tutti immigrati magrebini, l’Ufficio Immigrazione della Questura di Pordenone ha chiesto l’avvio del procedimento di revoca dei permessi di soggiorno.
Lorenzo Berti