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Stellantis, smentita fusione con Renault: restiamo scettici, ecco il rischio per i lavoratori italiani

by Andrea Grieco
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Stellantis

Roma, 5 feb – Da alcuni giorni sono tornate a circolare diverse voci sulla possibile fusione tra Stellantis, la società nata nel gennaio 2021 dall’unione di FCA e il gruppo PSA, e la casa automobilistica francese Renault. Sulla questione si è ora espresso John Elkann, presidente esecutivo di Stellantis, il quale ha smentito le notizie sull’eventuale operazione: “Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori. La società è concentrata sull’esecuzione del piano strategico Dare forward e nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati per rafforzare l’attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l’Italia”.

Stellantis simbolo della deindustrializzazione italiana

La famiglia Agnelli, attraverso la propria holding olandese Exor N.V., rappresenta il principale azionista del gruppo Stellantis con il 14,4%. Inoltre, lo Stato francese (attraverso la banca pubblica d’investimento Bpifrance) partecipa già con il 6,2% all’azionariato della società. Un’ipotetica fusione tra la multinazionale presieduta da John Elkann con il gruppo Renault (per la quale l’Eliseo starebbe spingendo) rappresenterebbe forse la definitiva esclusione dell’Italia dall’industria automobilistica, in quanto Parigi controlla anche il 15% della società fondata da Louis Renault nel 1898. I due gruppi si alternano nella posizione di quarto e quinto produttore di auto al mondo, una fusione farebbe volare la nuova entità in cima alla piramide.

Poco ottimismo per le fabbriche e i lavoratori

Fin dalla sua nascita, Stellantis (così come FCA) ha rappresentato uno dei simboli della deindustrializzazione italiana, rappresentando la rovina del compartimento tricolore tra liquidazioni di aziende pubbliche e cassa integrazione per migliaia di lavoratori. Se questa notizia in merito alla fusione dovesse rivelarsi reale nonostante le smentite, gli equilibri tra Italia e Francia (già oggi a favore dei cugini d’oltralpe) si incrinerebbero ancora di più. Nessuno, nemmeno nel governo “patriottico” del centrodestra, parla in termini fattibili di un possibile ingresso diretto dello Stato italiano nell’azionariato di Stellantis, forse l’unica possibilità per ridare slancio all’industria nostrana distrutta da decenni di privatizzazioni e malagestione.

Andrea Grieco

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